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Giovagnorio rende nota “la seconda parte” delle ragioni sulle scelte in merito agli stadi di calcio “Leo Attili” e “Luca Poggi”

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Tagliacozzo – “Tante, troppe stupidaggini, cattiverie e malignità sono state scritte e dette in questi giorni riguardo alla vicenda della chiusura al pubblico dello Stadio “Leo Attili” e alla vicenda costruzione del nuovo Campus scolastico.” Apre così la nota stampa del sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio in cui esprime le ragioni sulle azioni attuate dall’amministrazione in merito alla chiusura degli stadi di Tagliacozzo “Leo Attili” e “Luca Poggi”. Si tratta di una seconda parte delle ragioni, la prima era già stata divulgata circa una settimana fa. 

Continua nella nota”

“Andiamo per ordine perché c’è da fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto il provvedimento di chiusura al pubblico per mancanza delle certificazioni di agibilità della struttura sportiva del “Leo Attili”, impostomi dagli organismi superiori della Questura e della Prefettura, non è assolutamente collegato e collegabile all’individuazione della stessa area per la costruzione del nuovo Campus scolastico. L’ordinanza avrei dovuto firmarla anche se non avessimo individuato il vecchio stadio come sito per la realizzazione delle nuove scuole.

A tal riguardo, le “eminenti personalità” che hanno dichiarato che potevano esserci altre soluzioni per non chiudere al pubblico la struttura sportiva priva di agibilità, spieghino non tanto a me, quanto al Prefetto e al Questore quali sarebbero state queste altre soluzioni… e spieghino anche ai cittadini come avrebbero potuto “aggirare” l’imposizione perentoria delle superiori autorità. La realtà è che non esistono altre soluzioni e che i consiglieri di minoranza, con studiata disonestà mentale, fomentano i cittadini contro l’autorità costituita, contro le disposizioni della legge, procurando allarmi e inculcando nelle menti false aspettative e speranze.

La Questura sta compiendo una severa attività di controllo su tutti gli impianti dove si disputano partite di calcio (sopratutto quelle della prima categoria, girone A) sull’intero territorio provinciale. Lo Stadio di Trasacco, privo di agibilità, è stato chiuso dal commissario prefettizio prima del “Leo Attili”; hanno problemi e rischiano provvedimenti simili gli impianti calcistici di Civitella Roveto, San Benedetto dei Marsi, Celano (oggi, 10 marzo, la partita Celano – Tagliacozzo si disputerà su un altro campo di gioco), Villa San Sebastiano, Barrea, Fossa, Villa Sant’Angelo, Carsoli, Montereale, Bugnara e altre località.

Sia ben chiaro, il certificato di agibilità di una struttura, ancor più se pubblica o adibita a pubblico spettacolo, non si ottiene con due o tre giorni… Se i lavori, i collaudi, le relazioni da fare sono poca cosa se ne passa qualche settimana, se la situazione è più problematica è questione di mesi. Le certificazioni di agibilità non sono una semplice “raccolta di carte”.

Tornando alla nostra analisi, il “Leo Attili” è una struttura vecchia di oltre 90 anni, non più adeguata ai più elementari standard di sicurezza, i cui lavori di parziale e insufficiente adeguamento prevedrebbero una stima di più di un milione e duecentomila euro. E pur volendo sprecarci una così grande cifra di denaro pubblico e fare dei lavori, quel campo sarebbe omologabile solo per la 3ª, 2ª e 1ª Categoria; un domani Tagliacozzo tornasse in promozione non potrebbe giocarvi perché non sarebbe in alcun modo adattabile ai requisiti richiesti per legge, a causa delle ristrette dimensioni e di altre problematiche insormontabili.

Lo Stadio del centro sportivo “Luca Poggi”, in località Sant’Onofrio, è invece una struttura nuova di 20 anni, purtroppo in stato di abbandono, ma che con l’investimento previsto di seicentocinquantamila euro (giusto la metà di quanto potrebbe essere speso per il “Leo Attili”) sarà il più bello e funzionale della Marsica. L’inerbimento con tappeto sintetico, le manutenzioni necessarie alla tribuna coperta e ai locali degli spogliatoi, abbatterebbero poi i costi di gestioni di ben due strutture (l’una il “Leo Attili” dove si gioca, l’altra dove ci si allena) che la Società sportiva e l’Ente comunale sostengono annualmente con grandi difficoltà.

Tenere aperte due impianti sportivi per il gioco del calcio (attualmente entrambi inagibili, uno vecchissimo e quasi irrecuperabile e uno nuovo e recuperabile) è da folli. Bisognava scegliere e la scelta non è stata indolore…”

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