Il reddito di cittadinanza è una forma di sussidio che venne introdotta nel 2019 dal primo Governo a guida Giuseppe Conte che, vale la pena ricordare, fu un Governo di coalizione nato da un accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Con la manovra messa a punto dal Governo Meloni, il reddito di cittadinanza è destinato, gradualmente, a sparire del tutto. La riforma prevede l’introduzione di assegni per categorie fragili e inabili al lavoro.
Il sussidio previsto nel 2019, quindi, verrà abrogato a partire dal 1° gennaio del 2024. Ma fino a quel momento, cosa succederà ai cittadini che hanno percepito e percepiscono il RdC? Intanto, fino al 31 dicembre 2022 le cose resteranno come sono. A partire dal 2023, però, il reddito di cittadinanza sarà lentamente eliminato per tutte quelle persone che possono lavorare. Secondo quanto stabilito dall’attuale Governo, dal 1° gennaio 2023 tutti i cittadini di età compresa tra i 18 e i 59 anni abili al lavoro (che non abbiano persone disabili nel proprio nucleo familiare, o minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età ed escludendo anche le donne in gravidanza) potranno ricevere l’assegno solo per altri otto mesi, al massimo.
In questo periodo, per le persone che potranno lavorare, le nuove regole prevedono un periodo di formazione o riqualificazione professionale della durata di almeno sei mesi che non è possibile rifiutare, pena l’immediato ritiro dell’assegno di cittadinanza. Stessa cosa accadrebbe nel caso in cui un cittadino, percettore di RdC, rifiutasse la prima offerta di lavoro ritenuta congrua. Per i percettori che non possono lavorare, è stato deciso che il sussidio sarà erogato fino alla fine del 2023. Successivamente, quindi dal 2024, dovrebbe essere assegnata loro una forma diversa di sussidio. Il Governo, inoltre, ha dato indicazioni affinché si vada a bloccare la possibilità di presentare nuove domande già dai primi mesi del 2023.
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