Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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Preziose maioliche della chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele portate a Genova: "Analizzate per capire fabbricazione e datazione"
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Collarmele – Con l’arrivo del parere favorevole della Sovrintendenza, possiamo ufficializzare la partenza, a stretto giro, di alcuni frammenti delle maioliche della Chiesa di Madonna delle...
Castello baronale dei Colonna
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Recensione del saggio "Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica" di Cesare Castellani nel Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria
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fulv
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Grotta di Sant'Agata
La grotta di Sant'Agata
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Al via il Giro d’Italia, per noi il ricordo del grande Vito Taccone il “Camoscio d’Abruzzo”

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NECROLOGI MARSICA

Necrologi Marsica Cristina Fiocchetta
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Dott. Paolo Sante Cervellini
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Il ciclismo è uno sport fatto di storie di uomini, che hanno scritto pagine indelebili nel romanzo di questo sport. Tra i mille volti del ciclismo ce n’è uno strettamente legato alla Marsica, il perfetto erede del popolo dei Marsi, famoso per la propria tenacia Vito Taccone, di Avezzano.  La carriera di Taccone ha inizio nel 1961 per concludersi definitivamente nove anni più tardi.

Taccone morì nella sua casa di Avezzano il 15 ottobre del 2007. L’ex ciclista aveva 67 anni. Dal 1961 al 1970, vinse otto tappe al Giro d’Italia e un Giro di Lombardia.

Famoso il filotto della quattro vittorie al Giro del 1963, dove tagliò il traguardo per primo dalla decima alla tredicesima tappa. Oltre al Lombardia del ’61, trionfò al Giro del Piemonte del ’62, a quello di Toscana del ’63 e al Giro di Campania del ’64Nel 1965 si aggiudicò la Milano-Torino, nel 1966 il Trofeo Matteotti. Proprio dal Giro d’Italia incassò le sue più grandi soddisfazioni: tra il 1963 e il 1966 si classificò rispettivamente al 4°, due volte al 6° e al 9° posto.

 

Il ricordo di Roberto Di Bastiano

Quei pomeriggi di fine primavera del 1963 furono e restano indimenticabili per tutti gli avezzanesi. Alle 15,30 eravamo tutti incollati a quelle poche televisioni che c’erano e chi l’aveva, la TV, era destinato ad avere la casa strapiena di “pubblico” (non pagante!). Al massimo ci si portava dietro la sedia! Avezzano, in quei pomeriggi , era deserta. Il motivo era lui, il grande campione: Vito Taccone!
Quell’anno , il “camoscio di Abruzzo” inanellò una serie di cinque vittorie di tappa, di cui quattro consecutive! Meglio di Vito, fino ad allora, aveva fatto solo Binda che, nel 1929, di tappe in sequenza ne aveva vinte 8.
Taccone vinse la tappa del 28 Maggio (La Spezia-Asti) del 29 Maggio (Asti-Santuario di Oropa), del 30 Maggio (Biella-Leukerbard) e del 31 Maggio (Leukebard-Saint Vincent). Poi vinse anche la tappa del 7 Giugno, da Belluno a Moena. Fu vincitore della classifica del miglior scalatore con 520 punti, pensate che il secondo ne conquistò solo 120.

Io (nel 1963) avevo nove anni , ma ricordo perfettamente che, dopo la terza vittoria, si cominciarono a sentire le campane della Chiesa che suonavano per ogni successo di Vito. Avezzano, quando la televisione si collegava alla tappa, si fermava. Io me ne andavo al Gran Caffè e, assieme a tanti altri, guardavamo attenti le immagine in bianco e nero del Giro D’Italia. Mi ricordo quel televisore, con la cassa di legno, che si ergeva su una colonnina di legno posta in fondo alla sala principale del Gran Caffè, strapiena. Fuori c’era un’Avezzano spopolata che aspettava solo che Vito tagliasse per primo il traguardo. Sergio Zavoli, allora conduttore del “Processo alla tappa” (storico programma di commenti del dopo-giro), lo invitava sovente nella sua trasmissione perché quando c’era Taccone lo spettacolo era assicurato. Vito era schietto e, commentando le tappe, diceva pane al pane e vino al vino! Quell’anno correva con la Lygie (corse con l’Atala, la Vittadello, con la Salvarani la squadra che fu di Adorni…)
Ricordo pure che quando Taccone tornò ad Avezzano , in quello storico 1963, lo fecero salire su un’ automobile “scappottata” e lo portarono fino al Municipio, tra due ali di folla impazzita.
Io ero ad aspettarlo, sulle spalle di Papà, di fronte al bar di Ciccio sotto i portici. Alcuni giovanotti erano saliti sugli alberi di piazza Risorgimento e la scalinata della Cattedrale era stracolma di persone. Insomma una festa che, mi disse Papà, ad Avezzano non c’era mai stata e che tutta quella gente non si era vista nemmeno quando venne il Duce.

Vito Taccone morì il 15 ’ottobre del 2007, a 67 anni, di infarto mentre era in casa. Ai funerali,che si tennero nella chiesa di San Giovanni, parteciparono vari campioni che avevano corso con lui. Intervenne anche un anziano Sergio Zavoli che volle onorare, con la sua presenza, il grande, indimenticabile campione.
Io nel 2007 avevo 53 anni, ma quando vidi il feretro allontanarsi dalla chiesa, tra gente commossa, mi rividi bambino e ripensai a quei pomeriggi gioiosi e indimenticabili trascorsi al Gran Caffè a guardare in TV le immagini in bianco e nero del Giro D’Italia e a gridare, assieme a tutti gli avezzanesi: “forza Taccone, grande campione!”

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