Avezzano – Il celebre Museo del Louvre di Parigi ospita, tra i suoi innumerevoli capolavori, un antico architrave proveniente dalla scomparsa Chiesa di San Nicola di Avezzano. Un nostro lettore, Innocenzo Ranieri, ha inviato un’interessante immagine che ritrae il prezioso oggetto in pietra calcarea ospitato in una delle sale che il Louvre dedica alle opere di scultura antica. Si tratta di un frammento dell’architrave del portale della Chiesa di San Nicola di Avezzano che risultava già sconsacrata nel 1874 e che fu successivamente distrutta dal terremoto del 13 gennaio 1915.
Nella foto di Ranieri è possibile ammirare l’estrema raffinatezza dell’architrave, risalente al XIII secolo, decorato con eleganti motivi floreali, con scene di caccia, che richiamano uno stile classico romano. Un tempo questo frammento, così accuratamente scolpito, serviva ad abbellire uno dei due ingressi della Chiesa di San Nicola, pur risalendo a una fase artistica più antica della chiesa stessa. Come detto, il terremoto ha abbattuto l’edificio sacro avezzanese, che si trovava lungo l’attuale via San Francesco, da cui sono stati messi in salvo solo i due antichi portali. La sezione dell’architrave di uno di essi si trova, come detto, al Museo del Louvre, in Francia. Tutto quello che rimane dei portali duecenteschi si trova oggi presso l’Aia dei Musei di Avezzano.
Ma a Parigi, al Louvre, non è questa la sola “traccia” di storia marsicana e avezzanese. Oltre all’architrave medievale, infatti, presso uno dei musei più visitati al mondo, si rintraccia anche l’opera pittorica intitolata “Vue de la ville d’Avezzano, au bord du lac de Celano” del pittore francese Jean-Joseph-Xavier Bidauld e risalente al fatidico 1789, anno in cui scoppiò la Rivoluzione Francese. Dalla descrizione che ne dà la pagina ufficiale del Louvre, si evince che il dipinto è una replica di un dipinto esposto nel corso del Salone di Parigi del 1793 ed è stato acquistato dal Museo nel 1847, dopo la morte di Bidauld avvenuta a Montmorency nel 1846.
Il quadro, come si può notare, mostra un paesaggio che tutti i marsicani conoscono bene, ma la suggestione che genera ai nostri occhi è ancora più coinvolgente perché l’opera ritrae il Lago del Fucino così com’era quando il pittore lo ritrasse alla fine del ‘700, durante un viaggio che lo condusse nella Marsica. Il lago che Torlonia ha prosciugato è protagonista anche di un’altra opera di Jean-Joseph-Xavier Bidauld: “Lac Fucino et les montagnes des Abruzzes“. In questo caso stiamo parlando di un altro quadro, risalente sempre al 1789, e ospitato all’interno del celebre Metropolitan Museum of Art di New York, in cui l’artista ha raffigurato, anche in maniera più estesa e dettagliata, il perduto Lago del Fucino.