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Storia del Castello di Avezzano

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Attraversando Avezzano si giunge, ad un certo punto, in vista del Castello Orsini-Colonna e non si può fare a meno di ammirarne la solida compostezza con la quale si erge verso il cielo a dimostrazione che né il tempo, né le calamità naturali lo hanno piegato.

Nato come fortilizio come monito da ipotetiche rivolte da parte del popolo avezzanese, il castello venne progettato da un ingegnere militare, certo Francesco di Giorgio Martini, nel 1490 per ordine di Gentile Virginio Orsini che lo fece costruire attorno ai resti della distrutta torre di Gentile da Palearia, signore di Manoppello. Dal 1504 in poi, i principi Colonna divennero feudatari di quasi tutto il territorio per tre lunghi secoli. L’assetto amministrativo della contea dei Marsi, con l’arrivo dei Borboni, si presentò diviso in due: ad Ovest, lo Stato di Tagliacozzo e Albe, che restò pressoché intatto fino all’abolizione della feudalità; ad Est, la contea di Celano e la baronia di Pescina.

Tutta la zona fu scenario di forti tensioni e liti tra baroni e vescovi per questioni di nomina. Usurpazioni, interessi, privilegi, supremazie e contese di ogni genere, fecero scatenare dure diatribe tra potenti del luogo, con l’unico scopo di togliere ai comuni gli “iura civitatis”. Nel 1565, il principe Marcantonio Colonna, lo ampliò e lo fortificò. Nel 1722, Don Fabrizio Colonna, il “Signore” di Avezzano, giunse nel suo palazzo baronale, accompagnato dalla moglie Donna Caterina Salviati. Rimase in mano alla famiglia Colonna fino all’abolizione dei feudi avvenuta nel 1806. In questo periodo veniva utilizzato un teatro sotterraneo del castello, con probabile ingresso laterale nel fossato che i signori Colonna concedevano generosamente ai cittadini.

Nel 1806 il castello passò in mano dei Lante della Rovere che lo conservarono fino al 1905 quando lo acquistò il vicesindaco di Avezzano, Francesco Spina, che ne adibì una parte ad albergo, affittò il lato verso via Fucino alla Regia scuola normale “Matilde di Savoia” ed il resto dell’edificio al tribunale. Spina affittò anche parte del parco rinascimentale denominato al Catasto “Orto di San Francesco” come rimessa per cavalli.

Da ricordare e citare “l’Osteria dentro la Terra” realizzata nel fossato del castello nella metà del cinquecento, perfettamente funzionante nelle foto precedenti il terremoto che colpì Avezzano il 13 gennaio 1915.

Francesco Spina iniziò nel 1912 degli interventi di rimozione abbattendo la loggetta di Marcantonio ma per ragioni economiche non andò oltre. Il castello venne distrutto dalla seconda scossa del 13 gennaio 1915, avvenuta alle ore 07:52, pochi minuti dopo la prima scossa. La struttura crollò dal primo piano in su e furono quindi perdute le aggiunte cinquecentesche dei Colonna.

Agli inizi del Novecento Avezzano aveva appena perduto la funzione di borgo fortificato, essendo state abbattute le mura medievali perimetrali e la popolazione residente era di poco oltre le 13.000 unità. I monumenti principali erano oltre al castello Orsini, la vicina chiesa di San Giovanni Battista e la caserma dei carabinieri. Più lontano, all’interno del nucleo urbano originario, sorgeva la piazza municipale con la chiesa di San Bartolomeo. Poco distante erano collocate la villa comunale e il palazzo Torlonia con annesso parco. Il castello si presentava perfettamente conservato, tanto che il sindaco aveva adibito gran parte di esso come albergo per i turisti dell’aristocrazia italiana.

Il castello aveva tutte e quattro le torri perimetrali con i tre lati scanditi, e i tetti in merlatura erano adornati da copertura con tegole circolari, simili a quelli di una pagoda. Al centro del corpo c’era la residenza gentilizia dei Colonna con gli affreschi interni del Cinquecento. La facciata mostrava un terzo settore, appunto occupato dalla residenza, che sulla destra, rispetto alla facciata, possedeva una torretta più alta e slanciata delle quattro del perimetro, con bucature ad archi classicheggianti, ed anch’essa con la caratteristica copertura in tegole del tetto “a pagoda”.

terremoto15avezznaoCon il terremoto del 1915 il castello perse i livelli del tetto di tutte le colonne, ridotte a moncherini; la vicina chiesa di San Giovanni fu sventrata, con la perdita di gran parte della torre campanaria. Anche palazzo Torlonia crollò quasi completamente, e la chiesa di San Bartolomeo, non ancora cattedrale, rovinò del tutto. Rimase in piedi solo una parte del primo livello della facciata. La chiesa di San Giovanni fu ricostruita. Dell’originaria chiesa di San Bartolomeo rimase in piedi solo una colonna del portale, su cui è stata incisa una lapide commemorativa, in ricordo della tragedia del 1915. Quella che dal 1924 divenne cattedrale, la nuova chiesa di San Bartolomeo, nota anche con il nome di Cattedrale dei Marsi, fu ricostruita nel cuore della città, in piazza Risorgimento. Il castello risultò restaurabile ma tre bombe alleate, cadute durante i bombardamenti protratti per otto mesi sulla città, ne decretarono il passaggio a rudere.

Negli anni cinquanta il Sindaco Jatosti autorizzò famiglie di rom a risiedere stabilmente ad Avezzano accogliendole nel castello Orsini. In seguito l’amministrazione comunale usò l’interno del castello come canile. Il castello venne finalmente restaurato negli anni sessanta dall’ ingeniere del genio civile Tommaso Lelio Orlandi. Scavi archeologici, negli anni settanta, hanno portato alla scoperta delle basi delle mura interne e di parte dei locali sotterranei. Divenuto quindi spazio estivo per mostre di pittura ed arena per proiezioni cinematografiche negli anni settanta e ottanta, è stato recuperato nel 1994 su progetto dell’architetto Alessandro Del Bufalo il quale ha inserito una struttura interna autoportante.

Nel 1902 è stato dichiarato monumento nazionale. Dopo il completamento dei lavori di recupero, attuati negli anni novanta, al piano terra del maniero è stata realizzata una platea per lo svolgimento di convegni e spettacoli, mentre al primo piano è stata insediata la Pinacoteca d’arte moderna.Quello che gli avezzanesi osservano oggi, non è certo il magnifico castello dell’epoca dei colonna ma è il monumento per eccellenza che dimostra come questa città non si sia mai arresa, nemmeno al terremoto, ed abbia continuato a rinascere, sempre, dalle proprie ceneri.

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Roberta De Santi

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