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“Silurato” perché non si è piegato al volere dell’assessore. Balsorano, così nasce l’inchiesta sulla corruzione. ECCO LE INTERCETTAZIONI

Il coraggio del dipendente pubblico ha fatto nascere l'inchiesta scaturita nell'arresto di Pietro Mazzone. Prima la lettera al sindaco e poi l'esposto in procura. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno restituito un chiaro quadro probatorio
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Balsorano. Non si è piegato al volere dell’assessore e per questo è stato “silurato”. Spostato in un altro ufficio. Così, Luigi Enrico Tuzi, ex responsabile dell’ufficio tecnico di Balsorano, si è ritrovato poi all’ufficio urbanistica. Già una prima lettera al sindaco, in cui denunciava abusi e una sorta di intimidazioni, del tipo: “Ti devi adeguare”. Infine, l’atto di coraggio: la denuncia alla Procura.

Nasce da qui l’inchiesta che ha scatenato una bufera sul Comune di Balsorano, che ha fatto finire in manette l’attuale responsabile dell’ufficio tecnico, Pietro Mazzone (oggi ai domiciliari) e che ha visto la denuncia per altre otto persone. Indagato anche il sindaco Mauro Tordone. (LEGGI QUI: Inchiesta appalti Balsorano. Ecco i nomi dei nove indagati).

«Il conferimento di incarichi per lo più a trattativa privata avveniva a beneficio di ditte riconducibili agli indagati e tale circostanza aveva determinato la sua estromissione dall’ufficio tecnico con la qualifica di responsabile poiché non si era piegato ad invitare a procedure informali ditte previamente “selezionate” dall’assessore Francesco Valentini», scrive nelle carte ufficiali il pm Roberto Savelli, carte che poi sono finite sulla scrivania del gip Francesca Proietti, che ha firmato le misure cautelari.

E’ stato proprio Tuzi che ha chiarito agli inquirenti un sistema fatto di parentele, affidamenti di appalti, gare “sviate” e tutto il resto.

«L’assessore Francesco Valentini ha il figlio Eleuterio titolare di una ditta edile. Tullio Servio Rocco, altro assessore è nipote dei titolari della ditta Tullio Edil calcestruzzi e della ditta Tullio Erminio. Su queste prime informazioni già avevo presentato un esposto alla squadra mobile», ha riferito agli inquirenti Tuzi quando è stato ascoltato per la prima volta in procura, «il vice sindaco Gino Capoccitti è titolare di una ditta che però non partecipa alle gare. Una lettera firmata a luglio 2012 inviata al sindaco e al segretario comunale dove evidenziavo che l’assessore Francesco Valentini si era presentato nel mio ufficio rimproverandomi circa gli inviti da me inviati ad alcune ditte per lavori in economia. Nel corso di questo episodio Valentini mi disse esplicitamente, anche se poi non l’ho riportato nella lettera, che le ditte dovevano essere scelte da lui e non da me e che avrei dovuto adeguarmi. A settembre fui estromesso. Mazzone prende somme in percentuali variabili dal 2 al 6 per cento sui lavori pubblici che vengono eseguiti dal Comune di Balsorano sempre come responsabile del procedimento. E’ sindaco del Comune di Campoli Appennino e sono a conoscenza del fatto che per conto di quel Comune la ditta intestata al figli dell’assessore Valentini, partecipante alle deliberazioni che poi hanno portato alla nomina dell’ingegnere Mazzone in Comune, ha eseguito lavori. Anche Tordone ha un rapporto di parentela. E’ il cugino di Tatangelo Aquilino, uno dei tre direttori dei lavori di metanizzazione, lavori per i quali io entrai in contrasto con i direttori dei lavori avendo contestato alcuni stati di avanzamento. Tatangelo continua ad ottenere altri incarichi di progettazione del Comune tra cui la costruzione del nuovo edificio da adibire a scuola media e altri incarichi».

Partono da qui le indagini della polizia giudiziaria della procura di Avezzano che affiancata dagli uomini della squadra mobile dell’Aquila di Gennaro Capasso, supportati dal vice Sabatino Romano, e da quelli del commissariato di Avezzano, hanno eseguito una serie di intercettazioni, telefoniche e ambientali, in cui quelli che poi sono diventati indagati, parlavano apertamente di gare che non venivano fatte e affidamenti che andavano direttamente a chi decideva la politica. E’ l’esempio delle lampade votive del cimitero.

In una conversazione al telefono tra Pietro Mazzone e Gino Capoccitti del 23/10/2014 Mazzone comunicava a Capoccitti che, pur avendo preparato la determina per le “luci votive” non poteva fare niente per la persona indicata da lui, in quanto non era in regola con il Durc:

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Si fa riferimento al servizio di gestione e manutenzione delle lampade votive al cimitero di Ridotti. A dicembre, poi, Capoccitti chiama l’assessore Servio Rocco Tullio e gli chiede di passare in Comune per una delibera “al volo” e gli chiarisce esplicitamente a chi va affidato il servizio:

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Nel frattempo però Gismondi non ha risolto i problemi con l’Inps e così, la madre Silvana Caringi, per superare il problema apre a suo nome una ditta avente la stessa sede della ditta del figlio, a Balsorano, e si iscrive al registro aquilano delle imprese come piccolo imprenditore.

A chiarire la circostanza che il servizio di gestione e manutenzione delle lampade votive non poteva essere affidato direttamente ma andava fatto una gara pubblica fu allora il segretario comunale, come risulta dall’ordinanza del gip.

Fatto sta che allora Mazzone, come rilevato dal pm, «affidava il solo servizio di manutenzione a favore della ditta Caringi Silvana, con esclusione del servizio di gestione, all’evidente fine di superare le problematiche evidenziate dal segretario comunale circa la necessità di procedere con gara allorché si voglia affidare anche il servizio di gestione». L’appalto così è stato “spacchettato” e l’affidamento è stato conferito a 18mila euro più Iva.

Altra storia è quando Pietro Mazzone si accorda con Alessandra Magnarini, al fine di affidarle un incarico, ottenendo in cambio la consegna del progetto definitivo e del progetto esecutivo dei lavori di completamento “riqualificazione urbana delle aree del Comune di Balsorano nella frazione di Ridotti, primo stralcio”. In merito al progetto spunta un’intercettazione tra Mazzone e Capoccitti:

 

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Alla fine della conversazione Capoccitti dice a Mazzone di aver pensato anche ad avvisare il sindaco, giusto per essere “galante”, “ma sto a penza che ne je chiamo pe niente tanto poi la cosa ce la mettiamo lo stesso”.

La redazione dei progetti che avrebbe dovuto fare il capo dell’ufficio tecnico e che invece veniva fatta dall’architetto Magnarini, in cambio dell’affidamento dei lavori, è emersa chiaramente da una conversazione tra la stessa Magnarini e Capoccitti, dove l’architetto parlava della riduzione dell’importo dei lavori per cui aveva “fatto i salti mortali”.

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Il 20 dicembre del 2014, all’interno dell’ufficio dei lavori pubblici Magnarini comunicava alla fine a Mazzone di avergli “inviato tutto come definitivo, che doveva essere stampato e poi lasciato”. Qui, secondo il gip, otteneva rassicurazioni dal funzionario pubblico, che le diceva “Appena perfezionato il mutuo te lo faccio”.

A gennaio del 2015, precisamente il 13, tra Magnarini e Capoccitti, c’è una telefonata in cui quest’ultimo a lei che “batte cassa”, risponde: “Intanto prepara, finisci di preparà sto cazzo di esecutivo”.

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Le indagini della polizia hanno poi evidenziato come all’interno dell’ufficio non c’era praticamente traccia della “strumentazione tecnica idonea per l’elaborazione dei progetti preliminari”. Quando Mazzone fu assunto a Balsorano ebbe un contratto a tempo determinato a 18 ore settimanali e secondo il pm, proprio con questo lavoro e cioè con la progettazione delle aree di Ridotti, chiese l’aumento delle ore e quindi l’aumento di stipendio. Fatto sta, però, come si ascolta nelle intercettazioni, i progetti erano fatti dall’architetto a cui poi sarebbe andato l’appalto. E l’architetto faceva sia i preliminari che gli esecutivi.

Arriva poi la preoccupazione del sindaco Mauro Tordone in merito all’affidamento degli incarichi al cugino Aquilino Tatangelo. Quando infatti in Comune inizia a girare voce che c’era un’inchiesta in corso, nelle conversazioni intercettate ai telefoni e all’interno del Comune, si parla di come bisogna muoversi.

Conversazione tra Tordone e Mazzone:

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Per Mazzone, la preoccupazione maggiore, però, arriva quando viene a conoscenza del fatto che il segretario comunale sta per essere ascoltato dagli inquirenti in Procura. Qui, nell’ordinanza si legge di come abbia provato a “istruire” il segretario su cosa dire in merito ai suoi incarichi o meglio alla progettazione che non c’era in Comune, in quanto secondo lui veniva fatta nel suo studio, nella sua cittadina di provenienza, di cui, tra l’altro era sindaco.

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L’inchiesta comunque non è finita. Con l’arresto di Mazzone (reati contestati: abuso di ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione e falsità ideologica) gli agenti di polizia hanno acquisito in Comune nuovi documenti e nuovo materiale. Non si escludono dunque nuovi risvolti, anche in merito all’affidamento di altri lavori.

I NOMI DELLE NOVE PERSONE DENUNCIATE: Mauro Tordone, sindaco di centro sinistra di Balsorano; il responsabile dell’ufficio tecnico del omune di Balsorano, anche sindaco di Campoli Appennino (arresti domiciliari); Francesco Valentini, consigliere di maggioranza e assessore attualmente in carica (indagato); Gino Capoccitti, già vicesindaco, attualmente consigliere comunale di maggioranza (divieto di dimora nel Comune di Balsorano); Rocco Tullio Servio, già assessore, (divieto di dimora nel Comune di Balsorano); Silvana Caringi, titolare della ditta omonima (indagata); Alessandro Gismondi, rappresentante della ditta “Caringi Silvana”, (divieto di dimora nel Comune di Balsorano); Alessandra Magnarini, geometra, (divieto di dimora nel Comune di Balsorano e sospensione per la durata di mesi 12 dall’esercizio della professione);  Aquino Tantangelo, ingegnere, (divieto di dimora nel Comune di Balsorano e dalla sospensione per la durata di mesi 12 dall’esercizio della professione).

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