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San Bartolomeo e le sue origini

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Santino Taglieri
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Dott. Paolo Sante Cervellini
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È appena trascorsa la festa della Madonna di Pietraquaria patrona di Avezzano ma è giusto ricordare l’altro patrono di Avezzano San Bartolomeo che si festeggia a fine estate.
Bartolomeo nacque a Caana, in Galilea, nel I secolo e morì martire, forse ad Albanopolis in Armenia, verso la metà del I secolo, dopo essere stato scorticato vivo e poi decapitato.
Era uno dei dodici Apostoli che Gesù chiamò vicino a se e dopo la sua morte dedicò la sua vita a diffondere la parola del Signore in varie regioni del Medio Oriente. Addirittura arrivò fino in India.
Nel 507 l’imperatore Anastasio I lo fece trasferire in Mesopotamia, dove costruì in suo onore una splendida chiesa.
Nel 580 una parte dei suoi resti mortali fu trasferita a Lipari in Sicilia ma durante l’invasione dei saraceni nel 838, le reliquie del santo furono traslate a Benevento fino a quando, prima dell’anno 1000, l’imperatore Ottone III, le trasferì nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, edificata sull’Isola Tiberina, a Roma.

Ad Avezzano furono almeno quattro le chiese dedicate all’apostolo Bartolomeo che vennero edificate nel corso dei secoli ma tutte sono state devastate dai terremoti che si sono susseguiti nel tempo. La prima chiesa fu edificata intorno all’anno Mille. Era dedicata a Sant’Antonio abate e dopo a San Bartolomeo. Guglielmo II, re di Sicilia, verso la metà del XII secolo, gli attribuì il titolo di Cappella reale, segno di grande importanza, ma il terremoto del 1349 la distrusse in parte. Nel XVI secolo fu riedificata ed ingrandita e, nel 1572, ricevette il titolo di Collegiata di San Bartolomeo. Ma anche questa subì lo stesso destino e nel terremoto che colpì Avezzano nel 1703, fu distrutta. Nuovamente fu ricostruita e distrutta dal terremoto del 1915. L’attuale cattedrale è quindi di recente costruzione, imponente, di gusto neoclassico.

Il sito dove ora sorge non è quello originale dove nacque la prima chiesa dedicata al santo. Su sprono di un’ antica e notabile famiglia avezzanese, con l’aiuto del Comune e della Sovrintendenza sono stati realizzati degli scavi per riportare alla luce le vestigia di quella che fu la Chiesa di San Bartolomeo.
Piazza San Bartolomeo era chiamata anticamente Piazza del Pantano perché nei tempi antichi, c’era uno dei tanti acquitrini di cui Avezzano era ricchissima. Altri invece sostengono che il nome derivi dal fatto che spesso le acque del Fucino inondavano parte di Avezzano fino a raggiungere il luogo dove si ergeva il tempio.
Scrive il Corsignani: «…tali ville (le 17 località, gli abitanti delle quali concorsero, successivamente, a fondare Avezzano) situate allora in campo aperto, erano soggette alle continue invasioni dei masnadieri: per questo motivo i loro abitatori si unirono insieme, e colla gente della riferita Colonia di Albe, la menzionata Terra di Avezzano fornirono, la quale nel proprio sito della detta Villa di Pantano, fu edificata, e dove appunto era edificato il Tempio al Dio Giano, onde la detta villa ebbe il suo nome di Pantano, quasi Pantheon Jani».

Questa ipotesi del Corsignani è stata recentemente contestata da Giuseppe Grossi e Walter Cianciusi i quali hanno dimostrato come il nome derivi dalla famiglia Vezzia che da Roma si era trasferita forse in occasione dei primi lavori di prosciugamento del Lago Fucino.
Ancora oggi Piazza San Bartolomeo, risistemata in occasione del 50º anniversario del terremoto del 13 gennaio 1965, è detta del Pantano. Piazza San Bartolomeo era un luogo molto vissuto soprattutto nei primi del novecento.
La piazza aveva preso il nome dalla chiesa che si ergeva al suo centro , edificata su un antico tempio pagano. L’edificio sacro era a tre navate ed aveva, lateralmente, il campanile, la base del quale ancora oggi è ben visibile. L’interno conteneva, oltre a quello maggiore, ben undici altari minori arricchiti da dipinti.

Dietro l’altare maggiore c’era la sacrestia, la Casa della Compagnia di San Rocco, l’Oratorio e la Casa della Compagnia del Santissimo Sacramento e un piccolo sito scoperto dove si suonavano le campane. Accanto vi era anche un piccolo cimitero dove, fino all’editto napoleonico di Saint-Cloud, venivano seppelliti gli avezzanesi. Uscendo dalla chiesa, sulla destra, s’incontrava prima l’edificio che ospitava le Suore Trinitarie, poi una delle tre farmacie avezzanesi( tra cui la famosa De Berardinis), posta al piano terra del Palazzo Marimpietri, che accoglieva anche la Sottoprefettura.

La parte antistante la Chiesa di San Bartolomeo era delimitata da colonnine in pietra, tre delle quali sono ancora visibili nell’attuale Largo Pantano. La piazza era circondata da una serie di maestosi palazzi tra i quali quello del Rebecchino, sede di un circolo ricreativo dei benestanti della città: davanti veniva eretto un palco dove si esibivano famose bande musicali. Si racconta di uno scrivano, un certo Gaetanucce, che svolgeva il suo lavoro sulla piazza con il suo banchetto, che ammoniva i passati con la ricorrente espressione: «Sante Middie revè’ sèmbre» (Sant’ Emidio, protettore dei terremotati, torna sempre; ovvero il terremoto, prima o poi, ci flagellerà nuovamente).

Alle 7,53 della tragica mattina del 13 gennaio 1915, infatti, un terribile cataclisma cancellò in un attimo Avezzano, la farmacia, la Chiesa, il Palazzo del Rebecchino: Piazza San Bartolomeo fu, in pochi secondi, ridotta a un cumulo di macerie.
La nuova cattedrale, dedicata a S. Bartolomeo è stata costruita, a partire dal 1930, dall’architetto Bultrini ed è oggi al centro della bellissima Piazza Risorgimento fulcro dell’attività cittadina. Si erge verso il cielo con i suoi marmi bianchi a ricordare l’antichità del suo culto e la tenacia dimostrata dal suo popolo nel risorgere sempre dalle sue ceneri, come la leggendaria fenice.

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Roberta De Santi

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