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LUIGI COLANTONI, il canonico archeologo marsicano (1843-1925)

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NECROLOGI MARSICA

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Attraverso gli atti dell’Archivio di Stato dell’AquilaNacque a Pescina, alle ore sei del 21 giugno 1843, dal ventiseienne proprietario Giuseppe e dalla ventisettenne proprietaria Donna Antonia Pallotta (atto di Nascita n. 56 del comune di Pescina conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila) il canonico archeologo Luigi ( Luigi, Angelo, Paolo) Colantoni.

“Senz’altro il più dimenticato, tanto da non conoscersi né la data di nascita né quella di morte, dei quattro studiosi locali che, attivamente nel corso dei secoli, si sono interessati alla storia della Marsica ( Muzio Febonio [1597- 1663 ], Pietr’Antonio Corsignani [1686 – 1751]; Andrea Di Pietro [1806-1874]) era fino a poco tempo fa, lo storico e canonico della diocesi dei Marsi, Luigi Colantoni . Spinto perciò da questa grave dimenticanza da parte  ‘ degli addetti ai lavori’, ho cercato di supplire, almeno per quanto riguarda i dati anagrafici, a tale lacuna.

Il Nostr nacque a Pescina il 21 Giugno 1843 da Giuseppe e A Il Nost è molto apprezzato presso i posteri per la sua “Storia dei Marsi più antichi fino alla guerra Marsica, Italica o Sociale”, edito nel 1889 dalla benemerita casa editrice di Rocco Carabba di Lanciano. In quest’opera, di ben 241 pagine, si nota il grande amore che il Colantoni nutriva verso gli episodi che fortemente caratterizzarono la storia della Marsica antica. Come dimenticare le pagine dedicate dal Nostro alla guerra Sociale e al primo grande eroe, non solo della Marsica o dell’Abruzzo, bensì dell’Italia: Poppedio Silone? Nel 1981, quasi un secolo dopo dalla precedente pubblicazione, la casa editrice Adelmo Polla di Cerchio, ha pubblicato un volume dal titolo “ Pescina nella storia e nella leggenda” dove sono resi noti al pubblico gli scritti inediti del nostro:”[…]contenuti in un manoscritto attualmente custodito presso la biblioteca “ Intelligentia Marsorum” della Casa-Museo Mazzarino di Pescina. Il manoscritto che porta la data del 1918 e il titolo “ Appunti, notizie e documenti per ricostruire gli statuti municipali di Pescina nel XIV secolo “, fu donato alla Fondazione Mazzarino dal Dott. Enrico Veri, che era venuto fortunosamente in possesso in Napoli “. In tale manoscritto si apprendono le notizie su “un pubblico solenne instrumento (1393) e su “ I casali di Apamea e Leone”; su la leggenda di “La fata di Apinianici”; su il monastero di S. Nicola Ferrato e su l’Acropoli di Pescina; su la figura del cardinale Giulio Mazzarino e su “ Tre illustri personaggi Marsi” ( Giovanni Artusi di Pescina; Giovanni di Ortucchio e Gaspare Trigambe di Tagliacozzo). Da come si può notare il Colantoni fu un personaggio attento alla problematica della storia marsicana che, dopo anni di servaggio sta, a tentoni, ritrovando la ‘dritta via’ di alighieriana memoria. Perché non fare studi più approfonditi per mettere nel giusto risalto la figura del Nostro? La morte lo colse in Pescina alla rispettabile e veneranda età di 82 anni, il 25 Giugno 1925”.

Queste poche righe scrissi in un mio articolo pubblicato, più di trent’anni fa, il 30 marzo 1988, sulla rivista “Marsica Domani” diretta dal poeta, scrittore, avvocato Cesidio Di Gravio (1936-2009) con la segreta speranza che un giorno, quando avessi avuto più tempo, avrei dedicato maggiormente le mie deboli forze a fare ricerche a più ampio respiro per mettere in evidenza l’opera svolta da Luigi Colantoni specialmente verso il mondo dell’archeologia e dell’arte

Il Nostro fu sacerdote, maestro di cerimonie, canonico e cancelliere episcopale, vicario generale, arcidiacono e vicario capitolare, delegato apostolico e cameriere segreto soprannumerario (fu nominato a tale carica da  papa Benedetto XV in occasione delle sue nozze d’oro sacerdotali, il 22.12.1916), scrittore, archeologo e grazie al suo impegno verso la storia antica

“[…]al pianterreno del palazzo Vescovile di Pescina sistemò nel 1904 una galleria epigrafica in miniatura[…]” (1) .

Collaborò attivamente con la Rivista Abruzzese scrivendo  vari pregevoli articoli: nel 1901, infatti, pubblicò :  Colonna Milliaria XC della via  Claudia Valeria” e “ Croce d’argento dorata della Cattedrale de’ Marsi”.

Già, molti anni prima, dal mese di dicembre del 1876 lo vediamo impegnato verso la Ricerca infatti, in quell’anno diede alle stampe sulla rivista “Il Nicate”, l’interessante articolo: “ Della vera moneta di Chieti”. L’8 Marzo 1878 pubblicò sulla “Gazzetta di Aquila” un interessante articolo dal titolo “ Relazione Archeologica Sopra un monumento rinvenuto in S. Benedetto” (vedi in seguito). Nel 1879 sulla “Rivista Italiana” di Palermo pubblò: “L’antica festa nazionale dei Marsi alle sorgenti del fiume Giovenco”. E la sua attività editoriale continua alacremente nel 1889, infatti, pubblica la sua già citata opera “Storia dei Marsi”; el 1898 dà alle stampe, sulla “ Rivista abruzzese di cienze, lettere e arti”, Fasc. V-VI ,Maggio-Giugno, Anno XIII, Teramo, Tipografia del Corriere Abruzzese “Studi d’archeologia abruzzese I° Culto di S.Nicola da Bari nella Marsica “(- Studi di rcheologia Abruzzese); sempre sulla citata rivista pubblica, nel 1903, Fasc. I- Anno XVIII, Gennaio: “ Ricordo del 3° Centenario della nascita in Pescina de’ Marsi del Cardinale Giulio Raimondo Mazzarino”; nel 1910, Fasc. VII-VIII, Luglio-Agosto : “ Iscrizioni dell’Abruzzo aquilano” nel 1911, Fasc. III, Marzo: “L’Acropoli di Pescina vecchia e il poeta improvvisato della rinascenza Paolo dei Marsi in Pescina e il filosofo umanista Pietro Marso di Cese”; nello stesso anno, fasc. IV, Aprile: “ Il poeta improvvisatore della Rinascenza Paolo dei Marsi di Pescina, ecc.” e Fasc. V, Maggio: “ Il poeta improvvisatore della Rinascenza Paolo dei Marsi, ecc.”; nel 1919, Fasc. X-XI, Ottobre-Novembre:: “ Tre illustri personaggi marsi. Giovanni di Ortucchio, Gaspare Trigambe di Tagliacozzo, Giovanni Artusi di Pescina . Nel 191 a ricordo del 1° anniversario del terremoto del 13.1.1915, aveva pubblicato su “Marsica Nel primo anniversario del terremoto del 13 gennaio 1915” numero unico, Tipografia dei Monasteri, Subiaco, s.d. (ma 1916), “La fata del Fucino ( Leggenda marsicana)”. Nel 1920, sulla rivista “L’Abruzzo” pubblica “L’ostensorio artistico di Francavilla al Mare, opera di Nicola da Guardiagrele”.

La benemerita Casa Editrice Adelmo Polla di Cerchio, nella seconda metà del passato secolo, pubblicava varie opere edite ed inedite (2) del Nostro quali: “Storia dei Marsi dai tempi più antichi fino alla guerra Marsica, Italica o Sociale”, ristampa anastatica della edizione di Lanciano del 1889 a cura dello Studio Bibliografico Adelmo Polla, Roma s.d. (ma 1977) ( mancano la carta topografica e 16 tavole) ; “Paolo Marso il poeta della rinascenza Pietro Marso di Cese e L’acropoli di Pescina vecchia”, ristampa anastatica della edizione di Teramo del 1911, Studio bibliografico Adelmo Polla Libreria Editrice Universitaria, Avezzano s.d.; “Pescina nella storia e nella leggenda”, Disegni di Pietro Pernarella, Studio Bibliografico Adelmo Polla, Cerchio, 1981 e, infine, “Pescina fra storia e leggenda” Prefazione di Leonello Farinacci Illustrazioni di Pietro Pernarella, Adelmo Polla Editore, Cerchio, 1990 – Tascabili d’Abruzzo n. 31.

Come chiaramente si evince il Nostro fu un attento interlocutore del mondo culturale della nostra contrada marsicanae attaccatissimo verso l’antica storia del popolo dei Marsi: questo suo forte innamoramento all’epopea marsica mirabilmente traspare anche nelle “carte” esistenti nell’Archivio di Stato dell’Aquila qui, infatti, nel fondo Prefettura, Serie I, Affari Generali, Categoria 14, Istruzione Pubblica apprendiamo il suo sviscerato amore verso la Storia dei Padri:

“[…]Pescina 8 Marzo 1882 Ringrazio di tutto cuore V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma dell’onorifico incarico affidatomi con la pregevolissima nota del 24 febbraio scorso[…] e spero che al difetto delle mie scarse forze ed alla tenuità dell’ingegno vorrà supplire la buona volontà avvalorata dall’amore, che ho per le patrie memorie[…]assicurandola che sarà la mia cura prendere notizie delle antichità, che venissero a scovrire in questi luoghi per la costruzione della ferrovia Sulmona-Roma, e di farne dettagliata relazione a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma[…]”

Il 24 febbraio 1882, infatti, gli viene conferito, per i suoi riconosciuti meriti verso la ricerca storica archeologica, l’onorifica funzione di “Incaricato per la conservazione de’monumenti” :

“ 2 ( è stato cancellato il numero “23” scritto prima n.d.a.) Febb[rai]o 82 (al margine sinistro si legge: “ N[umer]o 1403/Sig[no]r Luigi Colantoni/Pescina “ n.d.a.) Conoscendo per prova quanto Ella sia  esperto cultore della dupiece (?)  antichità;  ed avendo risaputo come  colla costruz.[ion]e della ferrovia Sulmona Roma è facile rinvenire oggetti e monumenti antichi, così che peraltro in pari data all’Uffic.[i]o Tecnico di Roma perché all’evenienza di scoverte antiche si faccia capo alla S.[ignoria] V.[ostra] la quale è perciò stesso da me incaricata a prenderne notizia e riferirmene ogni volta se ne verificherà il caso. Il Prefetto (firma illeggibile n.d.a.)”

“ Roma li 27 Febbraio 1882 ( a margine sinistro, scritto a stampa e manoscritto, si legge: “ CORPO R. DEL GENIO CIVILE/FERROVIE COMPLEMENTARI/Legge 29 <luglio 1870/COSTRUZIONI/LINEA ROMA-SULMONA/UFFICIO CENTRALE/N. 4749/Risposta alla nota 24 Febbraio N° 1403/OGGETTO/Delegato per/gli oggetti di antichità/All’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Prefetto/della Provincia/Aquila “ n.d.a.) Ringrazio la S.[ignoria] V.[ostra] Ill[ustrissim]a riflettente la persona colla quale il personale alla mia dipendenza deve mettersi in relazione, rispetto agli oggetti si antichità che si incontrassero nella Provincia. Per meglio circoscrivere il tempo di inevitabile sospensione agli oggetti della Circolare 9 Dicembre 1880 N: 17, dalla S.[ignoria] V.[ostra] Ill[ustrissi]ma citatami (3) , fu nel Capitolato specificato ( al margine sinistro si legge: “S’indichino i rispetti/vi ispettori in/rapporto al territorio/percorso dalla ferrovia” n.d.a.) relativo all’Impresa Campa, all’art.[icol]o 38 inserito l’inciso seguente: Art.[icolo] 38 lettera f incontrando negli scavi  oggetti d’antichità, l’assuntore dovrà darne avviso alla Commissione Speciale per la conservazione dei monumenti, residente in Roma, ed occorrendo sospendere la prosecuzione negli scavi parziali, sempreché tale sospensione non ecceda i cinque giorni. Già due imprese, l’Ottavi a Monte Bove, e Campa al Carrito funzionano nella ferrovia posta al di Lei//governo, ed altri cinque andranno mano mano intraprendendo i lavori, e intraprendendo atto del nome del Sig.[ignor]e Luigi Colantoni, residente in Pescina, la interesso a dirmi se il di lui raggio di vigilanza è esteso dal confine della Provincia di Roma a Sulmona, e nel caso negativo  a volermi  precisare il nome d’altri Commissari e la zona di rispettiva ingerenza (4) . L’Ingegnere Capo Direttore Salniri G.o” e, nove anno dopo, il 16 aprile 1891, con apposito regio decreto, gli viene conferita la carica di Ispettore de’  monumenti e scavi di antichità del Mandamento 6 di Pescina (5) .

Tanto e disinteressato è il suo amore verso tutto ciò che ruota intorno alla Storia con la esse maiuscola che, addirittura, offre, come novello Mecenate, la consistente somma di lire 500 per il restauro dell’amata antica  chiesa cattedrale della diocesi dei Marsi di Santa Sabina ubicata in San Benedetto dei Marsi:

“[…]Seguitando a deperire il monumento ( è la sopra citata chiesa  n.d.a.)[…]perché trascurati fino ad ora il restauro riconosciuti necessari da vari Ingegneri mandati qui espressamente in diversi tempi da cotesto Ministero, e non potendo il mio cuore reggere al danno della non  lontana ruina del medesimo, dietro mal mio esame mi sono risoluto di fare a V.[ostra] E.[ccellenza] ( è il ministro della Pubblica Istruzione n.d.a.) una proposta, nella lusinga che accogliendola salverà una gloria delle patrie memorie di questa classica terra dei Marsi. Siccome gli auti interessati si sono curati di aderire alle proposte loro fatte di conoscere alla spesa, io addossandomi volontariamente un obbligo, offro a V.[ostra] E.[ccellenza]  per concorso ai suddetti restauri la somma di L.[ire] 500[…]”

e, come si evince dalla notizia riportata nell’ “ Elenco dei monumenti ed oggetti di antichità e di arte ” del 1908 (vedi in seguito), apprendiamo l’avvenuto restauro di cui sopra:

“[…]al cadere del secolo scorso fu restaurata per opera dell’Ispettore de’ monumenti Sig.[no]r Luigi Colantoni ed a spese dello stesso Ispettore e del Governo[…]”

, sempre a sue spese, come munifico benefattore, fece realizzare una vetrata nella cattedrale di Pescina:

“[…]nell’abside della Cattedrale, dietro l’altare maggiore vi è la vetrata artistica colata a fuoco, rappresentante la Madonna delle Neve, fatta eseguire dall’Arcidiacono Luigi Colantoni […]”

Il suo forte impegno  lo dimostra  anche nell’anticipare personalmente le somme per pagare, a vari cittadini, i reperti da loro rinvenuti nei propri terreni  e, per il do rimborso, il Nostro, è stato, spesso volte, costretto, suo malgrado, a scrivere ripetutamente, vista l’endemica e atavica lentezza della macchina burocratica, al prefetto dell’Aquila:

“[…]Siccome gli oggetti da me pagati sono stati venduti da particolari, che li hanno rinvenuti ne’ propri fondi, così rinvio a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[usttrissi]ma la nota specifica[…]Prego V. S. Illma a volermi spedire il relativo mandato di rimborso[…]”

e così come, suo malgrado, è costretto a mettere in evidenza la sua onestà intellettuale  tanto che, per fugare ogni dubbio circa il rimborso delle spese anticipate, è propenso anche a perdere il dovuto rimborso in nome del suo forte innamoramento verso l’antica storia dei Marsi:

“[…]Mi rincresce de’ dubbi che ha la Prefettura sugli oggetti antichi da me comprati e spediti a cotesto Museo ( è il museo provinciale n.d.a.)[…]In questo modo non vogliono che io mi occupi di proposito dell’antichità. Voi conoscete la mia schiettezza e la mia onestà; e se non vogliono rimborsarmi qualche lira spesa, non ne fo calcolo: non è l’interesse che mi fa occupare di questi studi, ma l’amore per le patrie memorie[…]” e, il Nostro, infine, non fu immune da gratuite e pretestuose calunnie:

“ Cerchio 20.2.1914
Ill[ustrissi]mo Sig[no]r Prefetto Aquila

Esistevano in paese una statua di  S[anta] Maria di Corbarola (6) ) un busto del Padre Eterno (7) e un busto di S. Antonio ((8) tutti lavori di scagliola del Seicento. A giudizio dei competenti detti lavori, avevano un valore artistico non indifferente, e perciò l’amministrazioni Comunali precedenti le hanno sempre tenuti in gran conto curando scrupolosamente che essi fossero conservati nella sagrestia della chiesa. Ora i nuovi amministratori, non so con quale diritto, con quale autorizzazione dell’autorità superiore, non so per quale urgente necessità, e sembra per solo spirito vandalico, giorni sono faceva distruggere dette opere, suscitando – risentimento – e ribrezzo in quanti hanno amore per l’arte e per il culto cui esse servivano. Quando sopra ho voluto esporre perché la S[ignoria] V[ostra] Ill[ustrissi]ma voglia prendere i provvedimenti del caso, senza paranco dimenticare di metterla in guardia dal domandare al riguardo informazioni e chiarimenti all’Ispettore Can[onico] D[on] Luigi Colantoni, perché prossimo parente di un consigliere (9) non estraneo all’atto vandalico segnalato. Mi permetta di serbare l’anonimo per ragioni di convenienza e di riverirla rispettosamente (firma volutamente illeggibile n.d.a.) “. (10)

Insinuazioni queste completamente ribaltate dal sottoprefetto di Avezzano:

“ Adì 29 Aprile 1914
R[egia] Sottoprefettura
del Circondario di Avezzano
Oggetto Cerchio Denunzia anonima circa la distruzione di statue antiche.

All’Ill[ustrissi]mo Sig[no]r Prefetto di Aquila- Nel restituire alla S[ignoria] V[ostra] Ill[ustrissi]ma l’unito reclamo anonimo, comunicatomi con la nota indicata, mi pregio riferirle che, in seguito ad ordine dato dal Vescovo di Pescina (11)  il 12 feb[brai]o corrente anno, il Sindaco di Cerchio (12) fece togliere dalla sagrestia della Chiesa comunale le tre statue di cui tratta l’anonimo e le fece depositare; due in un angolo della chiesa stessa, ed una in un locale del Municipio, perché rotte ed inutili. Tali statue sono costruite con calce e gesso e non hanno alcun valore artistico. Il sottoprefetto (firma illeggibile nd.a.)” (13) .

Mi è sembrato giusto riproporre, quasi come singolare diario, a  quanti amano riscoprire le proprie radici storiche, il sopra citato fondo archivistico aquilano.

Luigi Colantoni alacremente e con competenza, quasi quotidianamente, va a controllare “super facies loci”, gli scavi e immediatamente tutto annota, addirittura dei “pezzi” più belli ne fa anche dei suggestivi ed interessanti disegni (vedi in seguito), ed invia il tutto al suo diretto superiore: il prefetto dell’Aquila.

Le comunicazioni sono concise, precise, secche; il suo stile è essenziale, è molto pragmatico e, senza inutili orpelli, fa partecipe delle sue scoperte, in modo consono, chi di dovere mettendoci sempre il suo generoso cuore.

Il Nostro, essendo un religioso, cerca, per quanto è possibile, anche di educare gli umili lavoratori dei campi completamente a digiuno di tutto ciò che rientra nell’Archeologia, nell’Arte e nella Storia, gli umili personaggi, i cafoni ( che, un quarto di secolo dopo, il grande scrittore pescinese , Ignazio Silone, descriverà nelle sue opere ) :

“[…]L’ignoranza del contadino tutto ha distrutto, ed io, recatomi sopra luogo appena saputo il rinvenimento, non trovai che ossa frantumate, rottami e vandalismo, ed appena potei salvare fra il bidente de’ contadini due patere, due peduncoli e varii altri rottami, che conservo con molta religione. Nel locale Castelrotto, sopra il nuovo Ossario di questo Comune, si sono rinvenuti moltissimi di questi monumenti sepolcrali, che mostrano una piccola necropoli ed in varii punti pare che l’avidità di trovare il tesoro abbia fatto fare per lo addietro degli scavi irregolari. Spero che in appresso non vorranno verificarsi simili vandalismi, avendo rimproverati varii contadini del loro barbarico modo di procedere in tali circostanze, ed avendo insinuato a varii de’ più influenti di spargere fra i loro aderenti l’amore ed un senso di venerazione per le cose antiche, perché il tesoro che deve cercarsi in tali monumenti, non è l’oro e l’argento, ma il vero tesoro della sapienza de’ nostri antenati, che si mostra ne’ loro  monumenti[…]”

“[…]e mi fu data mentre io faceva una lezione popolare di archeologia[…]”.

Cercò di raccogliere e di salvare “tutto ciò che cadeva sotto i suoi sensi”, non solo epigrafi ed oggetti d’arte bensì anche libri e manoscritti di qualsiasi genere:

“[…]Come Appendice al Museo, e nel medesimo locale in apposito scaffale desidererei ancora iniziare una piccola Biblioteca, nella quale si dovrebbero riunire i libri e manoscritti di qualunque specie, che attualmente stanno negletti e non curati in molte famiglie, essendo sempre meglio che si conservano in questo Museo ( di Pescina n.d.a.), anziché vadano a terminare in qualche bottega di pizzicagnolo[…]” (vedi nota 4) ed infatti il Nostro si era prodigato a salvare l’archivio dello storico pescinese Giuseppe Melchiorre (1767-1835 (14)  :

“[…] Le presenti notizie sono state in massima parte estratte dai manoscritti dello storico marso Giuseppe Melchiorre di Pescina, i quali si conservano da me[…]” (15)

“[…]La presente copia, è stata da me Luigi Colantoni, estratta dai manoscritti di Giuseppe Melchiorri di Pescina[…]” (16)

Nel 1904 il canonico archeologo Lugi Colantoni crea, come già abbiamo accennato, “ nell’atrio della residenza del Vescovo de’ Marsi in un magazzino a pian terreno” il Museo epigrafico come, in modo inequivocabile, si apprende nel già citato ed importantissimo “Elenco de’ monumenti ed oggetti di antichità e di arte” che , sebbene non risulti il nome del curatore, senz’altro, questo prezioso elenco, può essere attribuito al Nostro ed anche, come chiaramente si evince nel suo articolo Iscrizioni dell’Abruzzo aquilano pubblicato sulla Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti, Fasc. VII-VIII, Teramo, Tip. Commerciale Berardo Cioschi, 1910 dove, a pagina 4 ( Estratto della citata rivista), afferma

“[…] Le seguenti iscrizioni conservansi nel museo epigrafico fondato nel 1904 da Luigi Colantoni nel pianterreno del palazzo vescovile in Pescina[…]”

Nella fatidica e terrificante mattinata del 13 gennaio 1915 tutto il lavoro sagacemente svolto dal Nostro, specialmente quello rivolto al restauro, viene totalmente annichilito non esiste più, infatti, il “suo museo epigrafico”, non esiste più la “restaurata” chiesa di Santa Sabina in San Benedetto dei Marsi ( di questo sacro ed importate edificio è rimasto solamente la bellissima facciata che pare quasi aspettare il benevole Destino che mosso da compassione voglia cercare di vedere di recuperare se non la chiesa almeno il sito dove era ubicata l’antica cattedrale della Diocesi dei Marsi ); non esiste più il suo archivio con le sue preziose carte raccolte amorevolmente negli anni

E’ rimasto a noi, suoi posteri, il suo intenso lavorìo, come chiaramente si evince anche dal sopracitato fondo archivistico, che egli ha profuso con impegno, zelo e senza interessi, verso la sua amata Marsica.

Il presente lavoro, che in alcun modo, né lo pretende, vuole essere esaustivo, è un primo timido passo verso le solenni celebrazioni che fra sei anni, nel 2025, i limitrofi comuni di Pescina e San Benedetto dei Marsi vorranno tributare all’Uomo che, con amore e abnegazione, ha studiato la storia antica e moderna dei citati centri.

Chissà se il Nostro pensò ed abbia vagheggiato che, un giorno, quando i Tempi fossero stati maturi, i citati comuni di Pescina e San Benedetto dei Marsi si sarebbero riuniti per rifondare l’antica città di Marruvio?

Perché non dedicare a Luigi Colantoni una via, una piazza ?

Perché nell’approssimarsi del primo centenario della sua morte non fare studi più approfonditi per mettere evidenza la sua poliedrica figura tesa a studiare tutto ciò che gli ruotava intorno

Il Nostro infatti fu un fine intenditore non solo  di archeologia, di storia antica e moderna, di storia dell’arte ma si interessò anche di folclore, di antropologia, di numismatica, di sfragistica insomma fu un tuttologo a tutto tondo: voleva, in sintesi, che tutto, specialmente della sua Marsica e, in special modo di Pescina e dell’antica Marruvium, fosse studiato, interpretato e valorizzato nel giusto modo e, addirittura, conservarlo in un apposito museo:

“[…]Sarebbe mia idea, se non si opporranno ostacoli al buon volere, creare qui in Pescina un Museo mandamentale di antichità della Marsica orientale, avendo già pronti varii oggetti antichi e qualche lapide da depositarsi in esso, pel quale mi è stato già con gentile annuenza promesso il locale da questo Municipio.[…] Nel nostro territorio ad ogni piè sospinto si trovano memorie che possono essere utili e preziose per la storia patria, e possono dare molta luce, ed illustrare tanti punti storici importanti finora oscuri o nascosti[…]” (vedi nota 4)

Non ci è dato sapere per quale motivo non ebbe corso la prima idea del Colantoni.

Il Nostro ebbe proficui rapporti istituzionali con i vari ministri pro tempore della Pubblica Istruzione e con i vari prefetti e sottoprefetti che si sono avvicendati nella conduzione della cosa pubblica della provincia dell’Aquila ed amicali con l’intellighentia non solo marsicana o abruzzese quali senz’altro furono Andrea Di Pietro ( 1806-1874), Ercole Canale Parola, Orazio Mattei (1829-1888), Rosato Sclocchi (1828-1913), Antonio De Nino (1833-1907), Francesco Lolli (1857-1915), Loreto Orlandi ( 1877-1952) e tutti i collaboratori della Rivista Abruzzese bensì anche con valenti ricercatori stranieri quali, in primis, il grande storico nonché premio nobel Theodor Mommsen (1817-1903) con il quale instaurò un ottimo rapporto come chiaramente riporta in nota a pag. 201 della sua sopra citata opera “ Storia dei Marsi ”:

“[…] E’ vivo desiderio degli amanti delle patrie memorie che il Governo prenda in considerazione le antichità della Marsica, e faccia regolari scavi in Marruvio ed in Alba Fucense; perché ( come l’illustre Mommsen mi scriveva a’ 12 settembre 1878) è importante che la Marsica entri nel campo epigrafico col corredo delle sue belle antichità al più completo. Da ciò ognuno vede la necessità di un museo di antichità marse; perché tuttociò che si trova di antichità ha l’impronta regionale, e c’indica il progresso di ciò che si rinviene e l’industria presso i Marsi. Attualmente, tutto ciò che si rinviene dai contadini o si frange e si dissipa come cosa inutile, o si disperde col venderlo ad ingordi incettatori ed erranti acquirenti; e quindi, traslocato altrove, rimane semplice cimelio senza significato. Ma questo desiderio difficilmente avrà attuazione finché duri la indegna incuria ed il disprezzo degl’ignoranti per la scienza, che tende a farci conoscere le costumanze e lo sviluppo della vita sociale degli antichi. Onde, al danno, si aggiungono le beffe per gli amatori di sassi e cocci rotti! […]”

La caparbietà degli uomini come il Nostro alla fine verrà premiata infatti nella nostra sub regione marsicana verranno istituiti  due musei: uno ad Avezzano:

“[…]Seduta del dì 5 Giugno 1888 membri intervenuti n.[umer]o 3. Sig.[nor]i Ferdinando D.[otto]r Ruggieri Sindaco, Avv.[ocat]o Paolo de’ Conti Resta Assessore ed Avv.[ocat]o Francesco Lolli Assessore Supplente, con l’assistenza del Segretario Sig[no]r Filipponicola Carosella L’ordine del giorno porta Impianto di un Museo lapidario Il Presidente riferisce che il R.[egio] Ispettore Scolastico (17), con nota del 4 corrente  rende avvisata questa amministrazione  che il Ministero della Pubblica Istruzione, tenuto conto della raccolta già esisente di moltissime lapidi in questo Comune, le quali hanno una grande importanza e che ben studiate e coordinate potrebbero costituire la base di un Museo//lapidario di questa contrada eminentemente Storica, fa plauso alla proposta del sullodato Ispettore tendente a formare un Museo lapidario e dichiara non essere alieno dal concedere un sussidio sempre però il Comune si dichiarasse disposto a sostenere le spese di impianto. Invita quindi la Giunta a deliberare sul riguardo in linea di urgenza, essendo il desiderio di farsi l’inaugurazione di tale Museo alla    sione della prossima apertura della importante linea Sulmona Roma. La Giunta, Tenuto calcolo di quanto Sopra; Considerato che indubbiamente facendosi un Museo lapidario in questa Contrada vi concorrerebbero tutti gli altri Comuni della Marsica; Considerato che per isituirlo vi abbisogna oltre alla spesa di un apposito locale, anche quella del relativo impianto, e che per l’uno e per l’altro occorrerà una somma non minore di lire 2.000:00 Visto l’art.[icol]o 94 della legge Comunale e Provinciale ha unanimità in vi d’urgenza delibera Accordarsi la Somma di lire 2.000:00 per l’impianto del Museo lapidario nella certezza che il Ministero concorrerà allo//impianto di tale Museo ed allo acquisto di altre lapidi in  quella larga misura con cui suole incoraggiare e proteggere le iniziative e le opere di ogni civile risorgimento stabilisce che per questo anno tale somma sia desunta dall’art.[icol]o 74[…]”(18)

inaugurato nel 1888 (19) e l’altro sorto a Pescina nel 1904, dopo 13 anni dal primo proponimento, per volontà del ricercatore Luigi Colantoni non più in locali comunali bensì in alcune stanze dell’episcopio pescinese.

Istituzioni queste che senz’altro  contribuirono all’elevazione culturale della Marsica ed ancora avrebbero ulteriormente contribuito se non fosse accaduta l’immane tragedia della mattinata del 13 gennaio 1915 che tutto sconvolse e  distrusse.

Il Museo di Avezzano messo al sicuro dalla Regia Soprintendenza di Roma in un locale appositamente costruito, verrà poi collocato negli scantinati del palazzo municipale da dove, infine, ha trovato la consona collocazione nell’Aia dei Musei ( inaugurato il 27 settembre 2012); quello di Pescina (20) invece, a causa della sua natura privatistica, non essendo stato autorizzato dal ministero competente, è vittima di un gratuito ostracismo. Il 30 maggio 1923, infatti, ad otto anni dal violento sisma, in una missiva inviata dal vescovo dei Marsi Monsignor Pio Bagnoli (21) al cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità apprendiamo:

“[…] Esisteva l’Archivio di Curia ed una Biblioteca appartenente al Seminario, più un piccolo Museo lapidario in una stanza a terreno dell’Episcopio[…] Il Museo Lapidario, se non è stato manomesso, esiste tutt’ora. Dirigeva il Museo Mons.[ignor] Luigi Colantoni, Arcidiacono della Cattedrale ora impotente al punto che non sorte più di casa, conta circa 80 anni[…]” (22) chiaramente si evince il disinteresse, non sappiamo i motivi, da parte di coloro che non solo eticamente erano tenuti alla salvaguardia del piccolo “Museo epigrafico” pescinese.

Alla fine degli anni 40 del passato secolo (23), dopo varie peripezie, tali reperti, come singolare e speciale museo a cielo aperto, “en plen air”, vengono messi a “faccia vista”, dalla pietas di qualche mastro pescinese che sicuramente aveva conosciuto l’opera del Nostro e aveva ritenuto che le ‘pietre scritte’, amorevolmente raccolte da Lui nel corso degli anni, dovevano continuare ad essere lette per seguitare a  tramandare le “misteriose storie” che vi erano scritte, nel  muro di contenimento della piazza del Duomo: triste epilogo del forte impegno profuso da parte del Nostro verso la salvaguardia degli amati “monumenti” della sua “piccola patria” verso la quale aveva dedicato non solo le sue forze, il suo impegno, il suo tempo libero bensì anche il suo peculio perché convinto che la sua opera sarebbe stata se non gratificata almeno servita in qualche maniera per l’elevazione culturale non solo dei suoi contemporanei ma anche per le generazioni future.

Forse, in ultima analisi, il benevolo Fato ha voluto che la sua Opera fosse sempre all’avanguardia: infatti è l’unico museo epigrafico del mondo all’aperto. Per una migliore visione notturna consiglierei di posizionare delle luci predisposte ad hoc rendendolo oltremodo singolare: è l’unico museo al mondo aperto 24 ore su 24 e, questo è altrettanto importantissimo, a costo zero.

Anni fa, nel 1987, ero riuscito grazie ad un amico di Pescina a mettermi in contatto con una erede di Luigi Colantoni e, addirittura, con questa signora, stabilimmo pure il giorno dell’incontro ma l’ improvvisa e fulminante morte del figlio, avvenuta nel mese di agosto del sopracitato anno, interruppe il programmato incontro ed io fortemente colpito da questo lutto non riuscii a portare a termine il compito prefissomi: la ricerca dei manoscritti del Nostro.    Chissà se ancora tale materiale esiste a Pescina?

Il presente lavoro era pronto per la stampa già dal mese di febbraio 2019 quando abbiamo appreso dal quotidiano “Il Centro” del 2 ottobre 2019 un interessante articolo titolato

“ Trasferimento diocesi spunta petizione del 1916 L’importante documento ritrovato durante il restauro della casa natale di Silone Lo scrittore e il vicario del vescovo contrari al “trasloco” da Pescina ad Avezzano[…] “

dove ancora una volta si nota il forte attaccamento del Nostro, se è esatta la supposizione della paternità del documento (non visto da me) a Colantoni ed a Silone da parte dello storico pescinese Franco Zazzara, verso la sua piccola patria e verso tutto ciò che riguardava, a 360 gradi, la storia dei Marsi

” […]il documento, custodito dentro una cassetta di legno in soffitta, rischiava di andare perduto. Gli operai, infatti, insieme ad altre carte, l’avevano già buttato via. Ma un artigiano, che abita nei paraggi, mosso dalla curiosità è andato a rovistare tra quelle carte destinate al macero e, vedendo il documento ed intuendone l’importanza, l’ha preso e l’ha consegnato al dottor Franco Zazzara[…]Il documento di 16 pagine che il dottor Franco Zazzara attribuisce a Luigi Colantoni[…] e al giovanissimo Secondo Tranquilli, conosciuto col pseudonimo di Ignazio Silone, è datato ottobre 1916. Si tratta di una petizione popolare al ministro dell’Interno e del culto << perché si adoperi affinché Pescina non venga privata di un diritto secolare – essere sede del vescovo della Diocesi di Marsi- riconosciuto da una Bolla di Papa Gregorio XIII nel 1580, con “l’assenso” del Re di Napoli[…]”.

                        Fiorenzo AMICONI

Si ringrazia l’Archivio Di Stato Dell’Aquila per il permesso accordato per la riproduzione di alcuni documenti e dei disegni realizzati da Luigi Colantoni.
Si ringraziano gli amici di Aielli Mario Palerma e Maurizio Di Censo, che mi hanno sempre gentilmente accompagnato nelle ricerche presso l’Archivio Di Stato Dell’Aquila.

Note

  1. Jetti G.:” Cronache della Marsica (1799-1915)”, Luigi Regina Editore, Napoli, 1978, p. 179
  2. 2) Del Colantoni sicuramente esistono altre opere inedite come per esempio “ La villa imperiale di Lucio Vero nella Marsica”  citata dagli archeologi Dénes Gabler e Ferenc Redo nel loro intervento: “Gli scavi della villa romana di San Potito di Ovindoli”, in AA.VV.:” Il Fucino e le aree limitrofe nell’antichità”, Atto del Convegno di Archeologia, Palazzo Torlonia Avezzano, 10-11 Novembre 1998, a cura dell’Archeoclub d’Italia, sezione della Marsica, Litoprint G. De Cristofaro, Roma, 1991, pag. 478.
  3. Archivio di Stato dell’Aquila, IV Versamento (1885-1891), Categoria 14, Istruzione Pubblica, Anni 1876-1890, Busta 13: “14 Febb[rai]o 1882 ( al margine sinistro si legge: “N 1403/Sig.[no]r Ing.[egne]r Capo Di-/rettore de’ lavori/ferroviari Sulmo-/na- Roma/Rinvenimento di antichità” n.d.a.) Colla Circolare a stampa del Ministero dei L.[avori] P.[ubblici] in data 9 Dic.[embr]e 1880 n.[umer]o 17 vien dichiarato che lo Stato riserva a sé la proprietà degli oggetti d’arte e di antichità e i frammenti di essi che si rinvengono nei fondi espropriati per l’osservazione dei ( a causa di una macchia d’inchiostro non si legge n.d.a) si; ed inoltre si dispone che nel capitolato Sud. Venga aggiunto una proposizione con vari….di avanzi monumentali. Ora siccome è a no=//tizia e che nella costruz.[ion]e del tratto ferroviario Solmona stanno percorrendo nel territorio marsicano, è facile si rinvengono monumenti o oggetti antichi così pregherei la S.[ignoria] V.[ostra] ingiungere all’Impresa  campo di dipendere dal Sig.[no]r Luigi Colantoni residente a Pescina ogni qual volta avvenisse di rinvenire oggetti o monumenti antichi. Le sarei gradito di un cenno di  assicuraz[ione] Il prefetto (firma illeggibile n.d.a.
  4. Il personale delle commissioni conservatrici ed ispettori per i monumenti e gli scavi di antichità della provincia dell’Aquila furono : “ Commissari , Catalano ing-arch Francesco; De Nino prof. Antonio; Casti can.[onico], prof.[essore] Enrico; Patini Teofilo; Dragonetti march.[ese] Giulio; Sclocchi avv.[ocato] Rosato; Mannetti dott. Giuseppe; Bonanni avv.[ocato] Teodoro, de’ baroni d’Ocre; Ispettori, 1. Circ.[ondario] Aquila- Rivera nob.[ile] Giuseppe; 2. Circ. Avezzano- Lolli avv.[ocato] Francesco; 2. Circ.[ondario] Mand.[amento] 6 Pescina Colantoni can.[onico] Luigi; 3. Circ.[ondario] Cittaducale – Persichetti marchese avv.[ocato] Nicola, residente in Aquila; 4. Circ.[ondario] Sulmona- De Nino Antonio, pred.[etto]; 5 Circ.[ondario] Mand.[amento] 1. Castel di Sangro- De Amicis prof. Vincenzo, residente in Alfedena”.
  5. “ Aqula 22 Maggio 1891 ( al margine sinistro si legge: “ PREFETTURA/ABRUZZO ULTRA SECONDO/Div. 2 Sez. 2/N. di Prot. 3144/Risposta al foglio 30 Novembre 1890 e 10 gennario 1891/N.° 387 e 15 Gab. n.d.a.) In risposta ai contradistinti fogli rimetto alla S.[ignoria] V.[ostra] qui acchiuse, le copie dei Reali Decreti, coi quali i Signori Avv.[oca]to Francesco Lolli e Luigi Colantoni, furono nominati Ispettori ( al margine sinistro si legge: “ Ispettorato pei monumenti/nel Circondario di Avezzano/Ispettorato pel mandamento di Pescina” n.d.a.) Ispettori pei mandamenti e per gli scavi di antichità del Circondario di Avezzano il primo, e del mandamento di Pescina il secondo. La prego di far tenere le suddette copie di decreti ai rispettivi interessati, soggiungendo loro che il Ministero fa vivo assegnamento sulla loro collaborazione. La prego di segnarmene ricevuta. Il Prefetto Silvagni (al margine sinistro si legge: “ Al Signor/Sotto Prefetto/Avezzano” n.d.a.)” Achivio di Stato dell’Aquila, Sottintendenza e Sottoprefettura Avezzano, Serie I, Catt. 13-14-15, Busta 25. “Avezzano 24/5 91 Al Sig:[no]r Avv[ocat]o Lolli Francesco (al margine sinistro si legge: “ N° 417/Oggetto/Invio di R[egi]o Decreto/di nomina ad/Oespettore dei Monumenti/e Scavi” n.d.a.) Francesco Ispettore dei Monumewnti e Scavi Avezzano Con R[egi]o Decreto del 16 Aprile ultimo N. 1 è stata nominata Ispettore dei Monumenti e Scavi di Antichità di questo Circondario e con altro R[egi]i Decreto di pari data è stato nominato Ispettore (è stato cancellato n.d.a.) conferito simile ufficio al Sig.[no]r Luigi Colantoni per i monumenti e Scavi del Mandamento di Pescina. Nel rimetterle con i miei rallegramenti l’estratto del d[ett]o R[egi]o Decreto che da….., mentre l’altro vado spedire direttamente all’interessato le manifesto che S.[ua] E.[ccellenza] il Ministro della Pubblica Istruzione fa vivo assegnamento sulla di lei collaborazione, ed io che ho già esperimentato l’intelligente sua reperusità nel disimpegno dell’importante ufficio, non dubito che saprà corrispondete//egregiamente alla fiducia in lei riposta dal Governo del Re. Al Sig.[no]tr Luigi Colantoni Pescina Con R.[egi]o Decreto del 16 Aprile ult.[im]o V.[ostra] S.[ignoria] è stata nominata Ispettore dei Monumenti e Scavi di Antichità di cod[est]o Mandamento. Nel rimetterle con i miei rallegramenti l’estratto del R[egi]o Decreto ( segue una cancellatura n.d.a.) le manifesto che S.[ua] E.[ccellenza] il Ministro della Pubblica Istruzione fa vivo assegnamento sulla di lei collaborazione.Il[…]”Archivio di Stato dell’Aquila, Sottintendenza e Sottoprefettura Avezzano, Serie I, Catt. 13-14-15, Busta 25. Vedi anche Donati Fulvia: “ Scoperte di antichità, aspetti della tutela e vocazioni museali della Marsica nel XIX sec.”, in AA.VV. :”Il Fucino e le aree limitrofe nel’antichità” Atto del II convegno di Archeologia in ricordo di Antonio Mario Radmilli e Giuliano Cremonesi, Museo di Preistoria, Celano -Paludi, 26/28 novembre 1999, LCL, Avezzano, 2001, pp. 397-398: “[…]ROMA, ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero Pubblica Istruzione, Dir. Gen. AA. BB. , II Vers., busta 12, fasc. 202 Lettera (ciclostilata) dell’ispettore Luigi Colantoni da Pescina, in data 10 agosto 1891 ai Si Sig. Sindaci del Mandamento di Pescina, con oggetto: “Partecipazione di nomina, progetto di un museo mandamentale di antichità marse e richiesta di un elenco delle denominazioni delle contrade”. Pescina – Museo Aquila 1891 “ E sendo stato nominato con R.[egio] Decreto del 16 apr.le 1891 Ispettore de’ monumenti e scavi d’antichità di questo Mandamento, sento il dovere e la necessità di rivolgermi alle SS. LL., affinché si compiacciano di coadiuvarmi nell’affidatomi incarico, per quanto onorevole, altrettanto difficile; e le prego vivamente ad impegnare i rispettivi Guardia Municipali urbani e campestri che, trovando i lavoratori i quali abbattano mura antiche, ed eseguano scavi per costruire nuove fabbriche, o per impiantar vigne, osservino attentamente, se si rinvenissero antichi manufatti o ruderi, acquedotti, sepolcri, colonnette onorarie o funebri, statue, iscrizioni, idoletti, monete, collane, fibbie, orecchini, armille, terrecotte, scritte, cocci, stoviglie, vasi, lucerne, candelabri, tripodi, scudi, scuri, spade, frecce, lance, armi di pietra, che dai contadini sono ritenute per saette cadute dal cielo, o qualunque altra suppellettile od oggetto antico, anche quelli che essi stimano di nessun pregio ed inutili. Nell’affermativa cerchino di farli consegnare alle SS. LL. istruendo i campagnoli, che dalla legge è imposto loro l’obbligo di denunciare ogni cosa, che si rinviene, all’autorità locale; né per l’avidità di far denaro possono vendere ciò che vogliono, giacché ordinariamente poco o niente ricavano da tali oggetti, che vengono venduti per pochi soldi e trasportati altrove, rimangono senza significato, e perdono l’autenticità; mentre rimanendo fra noi conservano sempre il pregio dell’impronta regionale, illustrano la contrada, e sono testimonianze redivive dell’arte e dell’industria antica marsa. Sarebbe mia idea, se non si opporranno ostacoli al buon volere, creare qui a Pescina un Museo mandamentale di antichità della Marsica orientale, avendo già pronti varii oggetti antichi e qualche lapide da depositarsi in esso, pel quale mi è stato già con gentile annuenza promesso il locale da questo Municipio. Come//Appendice al Museo, e nel medesimo locale in apposito scaffale desidererei ancora iniziare una piccola Biblioteca, nella quale si dovrebbero riunire i libri e i manoscritti di qualunque specie, che attualmente stanno negletti e non curati in molte famiglie, essendo sempre meglio che si conservino in questo Museo, anziché che vadano a terminare in qualche bottega di pizzicagnolo. Nel nostro territorio ad ogni piè sospinto si trovano memorie che possono essere utili e preziose per la storia patria e possono dare molta luce, ed illustrare tanti punti storici importanti finora oscuri o nascosti; e perciò per mezzo delle SS. LL. invito i dotti, gl’insegnanti, i nobili, i ricchi, gli artigiani, gl’industrianti, gli agricoltori, ed i contadini a depositare in questo Museo qualunque oggetto antico e qualunque libro stampato o manoscritto, di cui fossero in possesso, e eccitare gli altri a fare il medesimo, perché questi oggetti cossì riuniti formerebbero il vero nostro tesoro scientifico ed artistico, costituendo un perenne monumento di ciò che seppero fare i forti e sapienti Marsi. All’uopo si terrà aperto nel Museo un registro, il cui numero progressivo sarà ripetuto sui medesimi facendosene una breve descrizione, coll’indicazione del nome e cognome del donante, del Comune dal quale proviene, della contrada ove è stato rinvenuto e della data dell’invenzione. A questi inviti aggiungo la preghiera d’inviarmi un elenco delle denominazioni principali dell’abitato e della campagna di ciascun Comune, desumendole dallo Stato di Sezione del Catasto, da servire per la formazione della carta topografico-archeologica di questo Mandamento; ed a facilitazione del lavoro accludo per modulo l’elenco già fatto da questo Comune. Se al difetto delle mie deboli forze non mancherà l’appoggio e l’indulgenza delle SS. LL., ho fiducia di poter contribuire colla buona volontà, per quel poco che potrò, al rinvenimento, alla illustrazione e alla conservazione de’ monumenti dei quali il sottosuolo di questa regione abbonda, e che in buona parte sono ancora nascosti nel seno di questo classico suolo della Marsica orientale. Si compiacciano accusarmi ricevuta della presente “ il R.[egio] Ispettore Luigi Colantoni. “
  6. 6) Sicuramente è il mezzobusto attualmente conservato in una nicchia della sagrestia della chiesa della Madonna delle Grazie (sec. XVI).
  7. Forse è andato distrutto in seguito al terremoto del 13.1.1915. Vedi più sotto.
  8. Forse è andato distrutto in seguito al terremoto del 13.1.195. Vedi più sotto.
  9. In quel frangente era sindaco del comune di Cerchio il proprio nipote Domenico (Angelo Giovanni Domenico), nato a Cerchio il 20 dicembre 1881, dal farmacista Gaetano (Giovanni Gaetano, nato a Cerchio il 28 ottobre 1847 ed ivi deceduto l’11 novembre 1919) e dalla sorella dello storico Luigi Colantoni, Teresa ( nata a Pescina intorno al 1856 ( o 1855) in quanto, quando morì a Cerchio, il 5 gennaio 1907, aveva 51 anni) e deceduto in L’Aquila il 27.4.1973. Su iniziativa dei due succitati Gaetano e figlio Domenico fu fondata a Cerchio, il 5 gennaio 1911, la cassa rurale “ Progresso e Lavoro” Società Cooperativa in nome Collettivo composta da 127 soci di cui il presidente era il più volte menzionato Gaetano Continenza. Domenico Continenza era anche membro del ricreatorio “Edmondo De Amicis”, istituito nello stesso anno 1911, composto da 600 soci e di cui era presidente Francesco D’Amore. L’altro  nipote Angelo Vincenzo, fratello del su nominato Domenico, nato a Cerchio il 28.2.1883 e deceduto a L’Aquila il 15 luglio 1955, fu incaricato dal prefetto dell’Aquila, come delegato speciale, per constatare i guasti che aveva prodotto nel territorio marsicano il tremendo terremoto del 13.1.1915 e porre, di conseguenza, i relativi rimedi ( vedi vari miei articoli pubblicati su “Marsica Domani” ed “Il Tempo” ed anche “13 Gennaio 1915- 13 gennaio 2015 il Terremoto”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 110, Anno XIII, 2010). L’altro fratello di questi, Isidoro, nato a Cerchio, il 22 ottobre 1888, imprenditore edile, uccise, in seguito a colpi di pistola, il 16 settembre 1930, per motivi legati alla loro impresa edile, nei pressi del cimitero comunale di Cerchio, il socio Domenico Meogrossi (1895-1930).
  10. Archivio di Stato dell’Aquila, Prefettura, Serie I, Vers. VII, Cat. XIV, 1914, Busta 337.
  11. E’ il vescovo della diocesi dei Marsi Monsignor Marcello Pio Bagnoli nato a Lucignano di Montespertoli (FI) il 16.6.1859. Fu nominato vescovo dei Marsi da Pio X il 14.12.1910 ed il 25 Giugno 1911 giunse a Pescina. Dopo il terribile sisma del 13.1.1915 Mons. Bagnoli descise di spostare la sede vescovile in Avezzano ed infatti i lavori del nuovo episcopio iniziarono nella ricostruenda città di Avezzano dove, nel 1921, il Nostro prese la sua residenza. Il 16 Gennaio 1924 fu ufficialmente decretato il trasferimento della sede vescovile da Pescina ad Avezzano. La morte lo colse in Avezzano il 17 Gennaio 1945. Il suo corpo fu tumulato nella cripta della nuova cattedrale di Avezzano. AA.VV.:” Un pastore forte e gentile Mons. Pio Bagnoli 1911-2011”, Diocesi dei Marsi, Edizioni Kirke Cerchio, 2011. Amendola V.:” I vescovi dei Marsi (1805-1990)”, Centri Studi Marsicani “Ugo Maria Palanza”, Avezzano, Grafiche Di Censo, Avezzano, 2007.
  12. Era, come già abbiamo visto, Domenico Continenza sindaco di Cerchio dal 1914 al 1916.
  13. Archivio di Stato dell’Aquila, Prefettura, Serie I, Vers. VII, Cat. XIV, 1914, Busta 337.
  14. Giuseppe Melchiorre, nacque a Pescina, da Paolo e Romana Migliori, il 3 novembre 1767 ed ivi morì, alle ore undici del 7 febbraio 1835, all’età di sessantotto anni (atto n. 3 registro degli atti morte del comune di Pescina conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila).  Viene osì descritto nella Lista de’ Maggiori Negozianti, Commercianti della Provincia:”[…]Giuseppe Melchiorri – Pescina – Benché non mostra coltivati nella scienza è questo soggetto non di meno di un giudizio aggiustato e capace, e di ottima morale[…]” ( A.S.A., Affari Generali, Categoria 19, Anni 1819-1811, 4584B). Aveva una rendita annua di 1.000 ducati.
  15. 15) Fu esecutore con il geometra Gianfranco de Joriis di Aschi, per ordine del dotto e storico  Giancamillo Rossi (17.- 1837), vescovo della Diocesi dei Marsi da1805 al 1818, di una pianta dell’antica Marruvio, pubblicata, con qualche modifica, dal nostro Luigi Colantoni nella sua già citata opera Storia dei Marsi ecc. “.
  16. 16) Questi conservava del Melchiorre alcuni manoscritti inediti dei quali se n’è persa traccia. Tra gli inediti posseduti dal Colantoni vi era il Breve ragguaglio storico della antica regione e popolo de’ Marsi, che fu visto e citato da Teodoro Mommsen i (da cancellare n.d.a.) in CIL, (da cancellare n.d.a.) IX, p. 137 (PANSA, 1960, pp. 114-115, n. 343) “. Mons. Rossi, come ci tramanda lo storico Andrea Di Pietro (1806-1874), aveva scritto 10 dissertazioni sopra le antichità della Marsica, le quali, purtroppo, sono rimaste inedite nonostante le premure dello stesso Di Pietro verso gli eredi, i quali avevano promesso di renderle pubbliche con una opportuna edizione, però mai avvenuta. Dei manoscritti in parola, inutile sottolinearlo, non se ne è avuto più sentore. Giuseppe Melchiorre faceva parte della vendita carbonara di Pescina dove fu così allistato : “[…]Melchiorre Giuseppe, Proprietario, Entusiastico[…]”( FIOREN AMICONI, La Carboneria a Cerchio e nei Distretti di Celano e Pescina. Fatti e documenti, Edizioni Kirke, Cerchio(AQ), 2012). Vedi Colantoni L.:” Pescina nella storia e nella leggenda” Disegni di Pietro Pernarella, Studio Bibliografico Adelmo Polla in Cerchio (L’Aquila), 1981. Morelli G.: ” L’Abruzzo nei manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana”, a cura di Giorgio Morelli, introduzione di Walter Capezzali, Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 1999, Tipografia G.T.E. s.r.l., L’Aquila, 1999. “ Viaggio antiquario nella Marsica” Relazione dei monumenti di antichità eseguita da Alessandro Mastroddi e Vincenzo Mancini il 30 aprile 1835. Introduzione, trascrizione e note di FI AMICO, Edizioni Kirke, Cerchio – Avezzano, 2018.
  17. E’ Ercole Canale Parola.
  18. Archivio di Stato di Avezzano, Registro delle Deliberazione di Gunta, anno 1888, ff. 35v-36r-36v. Tale deliberazione di Giunta comunale verrà ratificata con apposita seduta di consiglio comunale del 29 novembre 1888:”[…] Membri intervenuti N.11 Sig. Cav.[alier] Ferdinando Dott.[o]r Ruggieri Sindaco, Giovanni Avv.[ocat]o Cerri, Tommaso Conte Resta, Francesco Avv[oca]to Lolli, Luigi Cav.[alie]r Gentile, Beniamino De Clemente, Avv.[oca]to Paolo de’ Conti Resta, Ing.[egne]r Lorenzo Cav.[valie]r Botti, Gaetano Avv.[oca]to Odorisio, Ing.[egne]r Biagio Orlandi, Ing.[egne]r Giulio Gallese, Consiglieri, con l’assisternza del Segretario Sig.[no]r Filippo Nicola Carosella. L’ordine del giorno porta: Deliberazione d’urgenza presa dalla Giunta Municipale circa lo impianto di un Museo lapidario. Il Sindaco in esecuzione di quanto dispone l’art. 94 della Legge Com.[una]le e Provinciale comunica che al Comsiglio la deliberazione di//urgenza presa dalla Giunta Municipale in data 5 Giugno ultimo circa lo impianto di un Museo Lapidario. Il Consiglio Udita la lettura della deliberazione suddetta; Ad unanimità per alzata e seduta Prende atto dell’operato della Giunta e passa all’ordine del giorno[…]” Archivio di Stato  di Avezzano, Registro delle Deliberazioni del Consiglio, anno 1888, ff. 69r-69v.  Con la deliberazione di giunta comunale del 30 maggio 1892 ad oggetto “Locale pel Museo lapidario” apprendiamo: “[…]Membri intervenuti n.[umer]o 4. Sig.[nor]i Avv.[ocat]o Giovanni Cerri Sindaco, Francesco Spina, Francesco Avv.[oca]to Lolli, ed Ing.[egne]r Giulio Gallese assessori, con l’assistenza del Segretario Filippo Nicola Carosella L’ordine del giorno porta 1° Locale pel Museo lapidario Il Sig.[no]r Sindaco rifersice: Che il Ministero della Guerra ha gentilmente annuito a che il locale occupato dal Museo lapidario Municiaple, già ceduto a quello, resti adibito a tale uso fino a che il Ministero istesso non farà bisogno; Che perciò sia necessario prendere dall’arma Militare la consegna del locale istesso, delegando un rappresentante da parte del Municipio per la firma del relativo verbale. La Giunta Udita la relazione del Sig[nor] Presidente ad unanimità per alzata e seduta Delega l’assessore Sig[nor] Avv.[oca]to Francesco Lolli a rappresentare questo municipio nella onsegna di che sopra, e lo autorizza a firmare il relativo verbale.//Il presente atto previa lettura ed approvazione, viene sottoscritto[…]”, Archivio di Stato di Avezzano, Registro delle “Deliberazioni della Giunta”, anno 1892, ff.8r-8v.
  19. Il Museo Lapidario di Avezzano ebbe origine, come raccolta di antichità varie, all’indomani dell’Unificazione del Regno d’Italia per cura del presidente del Regio Tribunale di Avezzano, Gianfrancesco Cipriani, appassionato archeologo che lo allestì nei locali dell’ex convento di San Francesco, sede dell’allora palazzo di giustizia. Su iniziativa prima dell’Ispettore degli scavi , monumenti e antichità Orazio Mattei (1829-1888) e poi del regio ispettore scolastico Ercole Canale Parola l’iniziale nucleo di raccolta, dove erano confluite epigrafi provenienti per la maggior parte da Alba Fucens, si trasformò, nerl 1888 in museo civico assumendo definitivamente il nome di Museo Lapidario di Avezzano che, proprio in quell’anno, il 19 agosto, fu inaugurato alla presenza di S.E. Comm. Paolo Boselli Ministro della Pubblica Istruzione e dell’onorevole sottosegretario di Stato per il Ministero dei Lavori Pubblici e di altre autorità. Il citato ministro Boselli aveva inviato, il 28 giugno 1888, al prefetto dell’Aquila la seguente missiva conservata presso l’Archivio di Stato dell’Aquila ( Prefettura, Serie I, Affari generali, IV versamento (1885-1891), Categoria 14, Istruzione Pubblica, Anni 1876-1890):”[….]Sopra proposta del solerte culore delle antichità Ispettore Prof. E.[rcole] Canale Parola, incoraggiato da questo Ministero che promise di concorrere col suo appoggio morale e materiale in preparazione dello sviluppo delle cose. La Giunta Comunalr di quel capoluogo di Circondario, in seduta del 5 corrente deliberò di erogare la somma di L. 2000 per la istituzione di un museo lapidario da fare centro della importante regione della Marsica, e da raccogliere intanto un discreto numero di lapidi disponibili, e che altrimenti andrebbero disperse ed in deperimento. L’esempio dato dal Comune di Avezzano//tanto più commendevole, quanto disgraziatamente non è divunque inteso altamente come si merita il culto per le patrie memorie. Ho quindi diretto una lettera di encomio veramente meritato a quella Giunta, che segnalo alla attenzione della S.[ognoria] V.[ostra] con la preghiera di volerle prestare il morale e valido appoggio; anche se crede proponendola ad esempio nelle proprie accessioni, rendendo edotto del fatto di codesta Commissione Provinciale Conservatrice; ed adoperando la sua influenza presso i Comuni, di quel Circondario perché vogliano poi raccogliere nel museo di Avezzano le lapidi che fossero a loro disposizioni ed incitare i privati loro amministrati che ne fossero proprietari, a cederle a vantaggio di quella istituzione, la quale, ora che la regione sarà presto solcata da una importante linea di ferrovia, può non essere ultima attrattiva di dotti, di visitatori, di illustratori. P[er] Il Ministro Fiorelli “. Il Museo grazie ai reperti provenienti dall’antica Marruvium e da tutta il comprensorio marsicano andava ulteriormente accrescendosi grazie anche all’intenso lavorìo degli ispettori onorari Ercole Canale Parola, rivestente anche la carica di direttore del citato museo e regio ispettore scolastico e dell’avvocato Francesco Lolli che gli subentrò alla carica di direttore. Il terrificante terremoto del 13 gennaio 1915 tutto sconvolse e, grazie al solerte ed opportuno intervento della regia Soprintendenza di Roma che, immediatamente si adoprò  dopo il tremendo sisma, mise al sicuro in un apposito locale costruito ad hoc, tutto il materiale archeologico recuperato sotto le macerie. Con la costruzione del nuovo palazzo municipale, i citati recuperati reperti vennero collocati nei seminterrati del nuovo edificio dall’ispettore onorario Ing. Loreto Orlandi ( 1877-1952). Dopo la sua morte il museo subì un inesorabile declino nonostante gli sforzi del segretario Enrico Veri, sia per l’impossibilità di tenerlo aperto e sia perché era ospitato in locali non consoni , addirittura, nel corso degli anni subì anche dei furti <<[…] a seguito del terremoto del 1915 e dei bombardamenti verificatisi su Avezzano nel 1944, tutti i reperti in bronzo e in ceramica, comprese le medaglie e le anforette “ex voto”, sono stati asportati dai cosiddetti “amatori”[…]>> così scrissero a pag. 6, Lelio Tommaso Orlandi ed il citato Enrico Veri nel loro “ Museo lapidario di Avezzano”. “[…]Tale problema” come affermava l’archeologo Cesare Letta” non fu risolto neppure con lo spostamento in un’altra ala del palazzo municipale, avvenuto nel 1998[…]”. Finalmente il 23 settembre 2012 con l’inaugurazione dell’apertura dell’Aia dei Musei è stata definitivamente risolta la “vexata quaestio” del girovagante Museo Lapidario di Avezzano anche se, purtroppo, nel corso di questi ultimi anni, ha subito battute di arresto. La speranza, ultima dea, è che l’unico polo museale della città di Avezzano, frutto amorevole dell’associazione Antiqua sagacemente diretta dalla dinamica e solerte Flavia De Sanctis, apra definitivamente le menti all’ “Homo technologicus” e ponga nel giusto riconoscimento quanti, con costanza, tenacia e abnegazione vanno, come novelli Diogeni, alla ricerca della nostra storia perduta nella piena consapevolezza che “Il non sapere cosa sia accaduto prima che tu nascessi è rimanere sempre fanciullo”, come ammoniva il grande Cicerone. Noi ci auguriamo che queste nobili istituzioni siano i mezzi più giusti per dissipare le ombre e le oscurità tanto care ad individui rilegati da un iniquo Fato verso  orizzonti angusti, piccini e meschini. Noi ci auguriamo che il cammino del Nostro museo sia sempre limpido, chiaro e trasparente e mi perdoni il Sommo Poeta: “[…] considerate la vostra semenza/fatti non foste a viver come bruti/ma per seguire virtute e canoscenza[…]”.Jetti G.:” Cromache della Marsica (1799-1915)”, Luigi Regina, Napoli, Arti Grafiche Augusto Velardi, Napoli, 1978. Orlandi L.: “ La Marsica antica (scritti inediti) Prefazione di Guido Jetti”, La Tipografia, Atripalda (AV), 2012. Orlandi L.T.- Veri E.:” Museo lapidario di Avezzano”, Comune di Avezzano Assessorato alla Cultura, Studio Bibliografico Adelmo Polla Cerchio, s.d. (ma 1989). Catalli F.:” Il Museo Lapidario Comunale”, Città di Avezzano Assessorato alle Politiche Socio-culturali, Grafiche di Censo, Avezzano, 1998. Letta C.:” Museo del Fucino in Avezzano- il Lapidario “ in AA.VV. “L’Aia dei Musei”, DueTredigitale sas, 2012. Castellano C.:” Nascita e sviluppo della raccolta lapidaria di Avezzano”, Epigraphica, periodico internazionale di epigrafia, estratto da vol. LXXX, 1-2, 2018, Fratelli Lega Editori, Faenza.
  20. Alla data del 11 maggio 1908 tale museo era composto da 19 epigrafi e da una “Finestra bifora del secolo XIV”, come chiaramente si evince dal qui appresso riportato “Elenco de’ monumenti ed oggetto di antichità e di arte”.
  21. La missiva conservata nell’archivio della Diocesi dei Marsi ( ADM,C, b, 95, fasc. 2379 bis), scritto su un foglio a quadretti, e non recante la firma dell’estensore che è senza dubbio il vesovo Mons. Bagnoli, è, per forza di cose, la minuta della lettera da inviare “ A sua Ecc[ellen]za Rev[erendissi]ma Il Card.[inale] Pietro Gasparri Segretario di Stato di S.[ua] S.[antità] Roma” in quanto presenta correzioni ed aggiunte.
  22. In tre lettere inviate da Luigi Colantoni al vescovo dei Marsi, conservate nell’archivio della Diocesi dei Marsi ( ADM, C 95/2379) apprendiamo il suo stato di salute : “[…] Pescina 30 maggio 1921 Eccellenza Ill.[ustrissi[ma e R.[everendissi]ma[…]credo opportuno darle notizie di me e dirLe che, sebbene possa celebrare la S.[ant]a Messa in casa, non ancora mi è possibile l’andare in Chiesa, perché fra gli altri malanni mi tormenta anche la podagra che, nell’incostanza del tempo, da vari giorni mi si è risvegliata un poco acuta. Ne soffro anche moralmente, sempre però rassegnato in tutt6o ed in ogni momento alla Santissima volontà di Dio e ne adoro le imperscrutabili permissioni[…]”. “[…] Pescina 8 Giugno 1921 Eccellenza Ill.[ustrissi]ma e R.[everendissi]ma il verbale della riunione mensile del Clero avvenuta qui ieri, e da esso rileverà che io non potei intervenirvi a motivo dello stato di salute e della gotta che m’impedisce di uscire assolutamente dalla casa. I mali cronici, che molteplici circondano la mia tarda età, a mano a mano si rendono più gravi e mi danno il segno della non lontana Fine di questa temporanea esistenza. Per grazia del Signore sto sempre ed in tutto rassegnato ai divini voleri e li adoro nella speranza che il misericordioso Iddio abbia pietà di me colla promessa beata risurrezione. Dio volesse che potessi assistere, come lo desidero ardentemente, ai santi Spirituali Esercizi!: eam spiritus promptus est, caro autem infirma[…]”. “[…] Pescina 10 Luglio 1921 Eccellenza Ill.[ustrissi]ma e R.[everendissi]ma[…]La decrepita età e le acute malattie croniche che, specialmente alle spalle ed ai piedi, mi affliggono e mi cruciano ora più che mai in modo che non mi permettono di uscire di casa, e colla più crescente penuria di mezzi, mi hanno impedito, come ne aveva il desiderio più vivo, di partecipare alla solenne inaugurazione costà del grandioso Seminario diocesano, mediante lo zelo e l’instancabile apostolica operosità dell’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a Ill.[ustrissi]ma e R.[everendissi]ma, l’inesauribile munificenza del Santo Padre ha voluto donare alla nostra Diocesi. Anche questa città deve nutrire una perenne e grata riconoscenza allo stesso Vicario di G.[esù] C.[risto] che, sempre mediante l’opera efficace ed i buoni uffici dell’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a, ha estesa la Sua splendida munificenza ai restauri di questa Chiesa Cattedrale e di questa Chiesa dell’inclito nostro Protettore S. Berardo:// Costà rimangono a perpetua riconoscenza d’imperituri monumenti il busto in bronzo di Sua Santità Benedetto XV° ed il busto in bronzo dell’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a eretti nel vasto cortile del Seminario che attestano l’opera altamente benefica del Sommo Gerarca della cristianità pel bene della Marsica e l’opera instancabile dell’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a che, nei dieci anni di attivo apostolato in questa Diocesi, è stato esatto e vigilante nell’adempimento degli obblighi del sacro ministerro e fedele esecutore degli ordini del Sommo Pontefice[…]”.
  23. Ceccaroni : “ Archeologia nella Marsica: un confronto sempre attuale” in AA.VV.: Marsica 1915-L’Aquila 2009 un secolo di ricostruzioni a cura di Fabrizio Galadini e Claudio Varagnoli” Gangemi Editore Spa Roma, 2016.
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Fiorenzo Amiconi

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