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 L’Ara dell’Ozzo: il ruolo ricoperto in passato e quello di oggi

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NECROLOGI MARSICA

Necrologi Marsica Cristina Fiocchetta
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Dott. Paolo Sante Cervellini
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Parlare “dell’Ara dell’Ozzo” e raccontare il ruolo che la stessa ha ricoperto nella vita della popolazione pastorale di OPI, è cosa buona e giusta, perché il suo ruolo è stato in passato molto importante.

Il ruolo svolto inconsapevolmente da quell’angolo di territorio del Comune di OPI è stato di grande aiuto a tutti i possessori di mandrie, che partivano da questa parte d’Abruzzo a confine con la Ciociaria, ora Basso Lazio, ma ancora prima dell’Unità d’Italia, in provincia di Caserta del Regno di Napoli.

“L’Ara dell’Ozzo” per noi Opiani ( l’Ara i Lozze ) negli anni è stato sempre punto d’incontro, come detto innanzi, per le mandrie “ more” che scendevano dalle molte località dove si trovavano gli stazzi ( jacce) per  il pascolo, e che dovevano andare a svernare in Puglia.

Le “morre” provenienti dalla vicina Pescasseroli, da Scanno, da Settefrati, da San Donato Val Comino ed anche da alcuni stazzi in terra di Alvito oltre che dai tanti stazzi esistenti in tenimento di OPI, riposavano in questa località, prima di prendere il lungo cammino che le avrebbe portate nei pascoli della Daunia e in altre parti della Regione Puglia.

In sostanza la località da noi presa in esame per millenni ha svolto il ruolo di “Riposo”, il primo del lungo  Tratturo Pescasseroli- Candela ed anche per il Tratturo, Pescasseroli-Castel di Sangro-Foggia.

A mio modo di vedere la parola ARA deriva da AIA o per meglio dire AIA deriva ARA, che non è altro che uno SPAZIO, basta pensare agli spazi esistenti alle” Pagljara”, spazio capace di contenere al suo interno le “ morre” mandrie di pecore, pronte per la partenza.

La parola OZZO sempre a mio modo di vedere deriva da OZIO o per meglio dire OZIO deriva da OZZO, che altro non è che RIPOSO.

In una parola, era uno spazio per far riposare le pecore prima del lungo cammino, che attraverso il TRATTURO, le portava in Puglia.

Detto del passato, e prima di arrivare al ruolo ricoperto oggi, vogliamo parlare di quello che è successo in quella località nei primi anni 1960.

Il Sindaco di allora il Dott. Erminio Serafino Ursitti, in esecuzione della delibera Comunale n. 16 del 26 Aprile 1961, approvata dall’allora Giunta Provinciale Amministrativa nella seduta del 25 Settembre 1962, con nota N. 33306/32050/3116 –Div. II^ approvava la delibera del Consiglio Comunale ad oggetto: “Sdemanializzazione e vendita del terreno Comunale in contrada “ARA DELL’0ZZO”.

Il Sindaco Ursitti, chiese, per nome e per conto e nell’interesse dell’Amministrazione che rappresenta, che gli venisse rilasciato il Decreto di sdemanializzazione e conseguente autorizzazione a vendere, a trattativa privata alla SOC.P.AZ “ALTO SANGRO” con sede in Roma, via Tigrè, n. 40 a scopo Turistico e precisamente per la costruzione di un Complesso Turistico.

Veniva detto nel corpo dell’atto deliberativo, che l’appezzamento di terreno era incolto ed improduttivo, facente parte del Demanio del Comune di OPI alla contrada ” ARA DELL’OZZO”.

Il terreno in oggetto di mq.10.990, come si evince, più di in ettaro, veniva preso dalle particelle catastali n.15 e 16, del Foglio 14, rispettivamente di are 63,30 e 46,60, confinante, da un lato con la strada Statale n.83 “ Marsicana”( oggi strada Provinciale 83” Marsicana”) e dagli altri lati, con il fiume Sangro.

Il prezzo fu determinato in lire 200 (duecento) a mq., e venne chiesto l’autorizzazione a reimpiegare la somma di lire 2.198.000 all’acquisto di titoli del Debito Pubblico , intestati al Comune di OPI, con il vincolo  di reimpiegare, le somme , occorrendo, all’interesse generale della popolazione.

Il Decreto de Ministro, portante da data del 7 Gennaio 1963, recitava: viste la deliberazioni nn. 16 e 85 del Consiglio Comunale, rispettivamente in data 26 aprile 1961 e 27 ottobre 1962, approvata, la prima deliberazione, dalla Giunta Provinciale dell’Aquila in data 25 settembre 1962 e visto il parere del Commissario per la liquidazione degli USI CIVICI, di L’Aquila, prot. N.975 del 30 novembre 1962, e v isto gli artt. 12 e 14 della legge 16 giugno 1927, n.1766, e l’art. 39 del Regolamento, del 26 febbraio 1928, n. 332, emanava il Decreto, sopra richiamato, autorizzando il Comune di OPI, ad alienare l’appezzamento di terreno della complessiva estensione di mq.10.990, sito in località” Ara dell’Ozzo”.

Ad oggi che scriviamo, non abbiamo sentore se al decreto è seguito l’atto di compravendita, vero e proprio, sappiamo però che il complesso Turistico non è mai nato, almeno in quelle particelle ubicate in quella zona.

Prima di continuare a raccontare le vicissitudini dell’ARA DELL’OZZO, è bene dire che un complesso Turistico dall’altra parte della strada, in terreno privato è nato, negli anni 1975/80 e dopo alcune peripezie di ordine Edilizio, la struttura è stata realizzata ed ospita un HOTEL denominato: HOTEL DU PARK.

Continuando il nostro racconto va detto, per dovere di cronaca e di informazione che, nel ventennio fascista tra il 1936/37 l’area, venne trasformata in pineta, raffigurante lo stemma del Fascio.

Quella pineta, anche se ha perso, la caratteristica dello stemma di Mussolini è ancora li anche se negli ultimi anni, il Comune di OPI ha cercato di renderla o meglio adibirla a punto di sosta e ristoro, per turisti.

Per l’occasione, sono stati realizzati, due piccoli costruzioni, una adibita a BAR-RISTORO, l’altra a SERVIZI.

Per concludere il nostro racconto, l’ARA DELL’OZZO, in senso Turistico, non ha dato i frutti sperati.

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Andrea Di Marino

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