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L’Abruzzo e l’orso nei tempi andati

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NECROLOGI MARSICA

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Dott. Paolo Sante Cervellini
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Apprendiamo e riportiamo, ai nostri eventuali lettori, da una rivista del 1920 anno I^ n. 5, alcune notizie sulla caccia all’orso in Abruzzo a firma di Casimiro Del Principe.

“L’unica Regione d’Italia in cui esista ancora l’orso bruno è l’Abruzzo Aquilano, e precisamente il gruppo di montagne comprese tra la Valle del Liri, la Marsica, il lago di Scanno, la pianura di Castel di Sangro e la provincia di Caserta” (oggi Provincia di Frosinone), in sostanza nell’Alta Valle Sangro o Alta Marsica che dir si voglia.

Continua il Del Principe dicendo:” sono note agli Abruzzesi dell’Aquilano le numerose ed emozionanti caccie che si sono sempre organizzate specialmente a Pescasseroli a Villavallelonga, a Civitella e ad Alfedena “non menziona il Del Principe né Barrea né Villetta Barrea né Opi.

Dice però che a qual tempo al Giardino Zoologico di Roma, proveniente dalla nostre montagne d’Abruzzo vi erano dei campioni esistenti di orsi che lui chiama l’ursus spaeleus” che viveva nelle grotte delle più alte vette dell’Appennino e specialmente nella zona tra le sorgenti del Liri e lungo il corso dell’Alto Sangro.

Racconta poi che molti cacciatori romani partivano per cacciare l’orso e fa i nomi del Commendatore Montano, dei Visocchi e di tanti altri che ebbero il piacere di tirare all’orso; fa poi menzione che il Principe Altieri e il Marchese Patrizi accompagnati dal celebre cacciatore di cinghiali il sig. Vincenzo Graziani che uccise un magnifico orso al confine con Pescasseroli, un altro lo uccise in un campo di granturco vicino all’abitato di Villavallelonga.

Questi erano accompagnati da un vecchio cacciatore di Gioia dei Marsi, morto miseramente nel terremoto del 1915 e che nella sua breve vita aveva abbattuti numerosi orsi nei boschi di Gioia e di Lecce.

Dice ancora il Del Principe, che i trofei di caccia e tra questi abbondonato le pelli di orso, si trovavano nelle case più antiche della Valle dell’Alto Sangro,, come quella dell’On. Sipari a Pescasseroli, quella del Cav. Graziani e dei Dorothea  a Villetta, quella dei Sig.Tarolla a Civitella, dei Di Loreto a Barrea e del Senatore De Amicis di Alfedena e dice anche” queste sono le prove che l’orso, nella zona Alto Sangro, ci fu, c’è e ci sarà, specie se una legge di protezione , vivamente invocata, verrà a salvaguardarlo, contro l’accanimento dei cacciatori del luogo.

Nel 1900 poi venne organizzata una battuta di caccia all’orso in onore di Vittorio Emanuele III^, allora Principe di Napoli, per invito dell’On. De Amicis e dei Sig Sipari , ma quella battuta non portò i frutti sperati, in sostanza  gli orsi non si fecero abbattere, sfuggirono alla cattura, ed allora i battitori , circa 400, dovettero abbattere i camosci.

La caccia all’orso riesce, dice ancora il Del Principe, riesce più proficua senza mettere a soqquadro tutte le montagne.

E’ risaputo che i sensi dell’oro sono raffinatissimi, sente i rumori della foresta e l’odore del sigaro o della pipa, addirittura è risaputo che sente l’odore dell’uomo, il tutto è stato riprovato nelle moltissime caccie fatte a Pescasseroli e Villavallelonga che l’orso si poteva cacciare con piccole battute.

Si appura pure che tra Le montagne di Pescasseroli e Campoli Appennino esisteva una misteriosa boscaglia piena di sterpi, di spine e di voreti, di massi taglienti dove l’orso trovava il riparo (posto sicuro) detto “le scatafosse di Campoli”.

L’orso poi è onnivoro, ma se riesce ad assaggiare la carne allora si reca presso gli stazzi delle pecore prendendone una e se la porta in luogo sicuro per cibarsi.

Una volta assaggiata la carne l’orso si dà anche alla caccia dei puledri e dei vitelli.

I cacciatori poi sapendo che l’orso a differenza della pecora, che trascina lontano in posto sicuro, i vitelli e i puledri li mangia in parte, torna poi di notte tempo a mangiare di nuovo, ed è qui che i cacciatori si appostano ed aspettano l’orso che per il suo fiuto, spesso scappa, ma tanti altri sono stati gli orsi uccisi dai cacciatori dell’epoca.

Va detto che la caccia di notte era la più emozionante, ma spesso all’alba al sorgere del sole nulla si era verificato, allora i cacciatori si mettono alla ricerca dei luoghi dove l’orso era solito ripararsi, nelle caverne, le balze, le buche, le tane.

Le più conosciute a quel tempo: la conca della Rocca, le cantonère di Campitelli, il balzo Travagliuso, la posta del Principe, il balzo del Caprio, la forcella Selèra, la piccola Rocca, la sella dei tre Confini, questi alcuni posti dove l’orso si rifugiava e suo malgrado, molto spesso veniva cacciato.

A differenza dei cervi, dei caprioli, dei cinghiali e dei lupi, l’orso non teme “le telelle” cordicelle tese tra gli alberi per spaventare e farlo convergere verso gli appostamenti.

Sempre secondo il Del Principe, distinguere se un animale sia stato ammazzato dal lupo o dall’orso è facile: il lupo lo sbrana alla gola, l’orso invece gli tira una zampata.

A volte la caccia all’orso si preparava artificialmente un asino in fin di vita o un mulo malato, ai quali si tirava il colpo di grazia per lasciarlo in pasto alle belve (animali selvatici), ma per attirare l’orso si faceva ricorso anche al miele, al granturco ed altri cibi.

Quando Vittorio Emanuele II^, il quale era un autentico cacciatore di razza, voleva recarsi in Abruzzo per la caccia all’orso, si metteva del miele e del granturco alla Forca dei tre confini (OGGI PASSAGGIO DELL’ORSO) in tenimento del Comune di Opi, si attendeva il pleniluvio, per far venire Sua Maestà, però tutto venne rimandato per lo scoppio della guerra di Crimea fece rimandare la gita.

Era quella un’epoca per la zona Alto Sangro, poi divenuta PARCO NAZIONALE D’ABDRUZZO, ora Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, e il Palazzo Sipari era diventato la sede per parecchi anni dei cacciatori reali.

Ma il destino volle che Vittorio Emanuele II^ non dovesse mai andare a Pescasseroli ed infatti una prima volta con lo scoppio della guerra di Crimea, già menzionata innanzi, un’altra volta per una complicazione di Gabinetto, una terza volta per una crisi Ministeriale, Sua Maestà dovette sempre rimandare la gita a Pescasseroli.

Un’ultima volta, quando era tutto pronto, perché il Re potesse avere la soddisfazione di tirare all’orso, il Sovrano cadde ammalato, per poi morire, così ebbe fine le molte manifestazioni di cacciatori nell’alpestre paesello, solo rimasero i cavalli e i cani donati dal Re al Comm. Sipari e il ricordo di tante caccie.

Umberto I^ non sentiva la passione della caccia all’orso, come suo padre, mentre nell’anno 1900 si recò a Pescasseroli, sempre ospite dei Sipari Vittorio Emanuele III^, e la caccia all’orso non riuscì.

Si sa però che il Re tirò ad un camoscio sulla vetta dell’Obbacco in tenimento di Opi, ove erano convenuti anche i cacciatori di Villetta, Civitella, Barrea e Alfedena.

Ed allora, in omaggio a Vittorio Emanuele III^ fu istituita di nuovo una riserva di caccia Reale che comprese diciotto Comuni dell’Abruzzo e della Provincia di Caserta sulle cui montagne dice il Del Principe “bazzica l’orso”.

Per il camoscio, su proposta dell’On. De Amicis una leggina proibì la caccia a quella speciale razza chiamata rupricapa ornata unica nel Mondo.

Per l’orso invece non si potè fare la stessa cosa in quando per pagare i danni causati dall’orso ci voleva una maggiore spesa per risarcire i danni causati dall’orso, nel caso si fosse vietato ai pastori di tirare sull’orso.

Fu solo allora che su proposta del Prof. Pirrota e con l’appoggio del Prof, Parpagliolo e del Comm. Sarti si pensò allora di istituire un Parco Nazionale in Abruzzo  per la conservazione della fauna, della flora e delle bellezze naturali comprese tra Campo di Giove, Roccaraso, Alfedena, Settefrati , Campoli Appennino, la Valle del Liri, Trasacco, Pescina e Sulmona   e gli On.li Sipari De Amicis dettero  e misero tutta la loro forza politica che fu esposta al gruppo Parlamentare Abruzzo e Molise  che non approvò la proposta a causa del sorgere, della prima guerra Mondiale.

Perciò l’on. Sipari e il Fratello Francesco e i cacciatori dei Comuni della zona, continuarono ad adornare le loro residenze con le spoglie degli orsi.

Conclude il Del Principe:” non sarebbe ora che si fermasse l’atavica manìa venatoria di questi arrabbiati cacciatori di orsi con un provvedimento legislatvo? e il Del Principe conclude facendo voti che i Senatori De Amicis e Croce e gli Onorevoli Sipari, Corradini, Camerini e gli altri Deputati Abruzzesi si facciano di nuovo promotori dell’istituzione del Parco Nazionale in Abruzzo, che tanto bene arrecherebbe ai nostri boschi, ai nostri paeselli alla nostra Regione.

Poi il Parco è stato istituito  ma questa è storia recente

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Andrea Di Marino

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