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La Legio Martia

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La grandezza dei Marsi non si spense con la guerra sociale ma continuò nel tempo e questo ce lo dimostra la Legio Martia. Ma iniziamo dal principio. La potente Roma aveva conquistato tutto il possibile giungendo anche nella nostra Abruzzo, con la prepotenza dei forti.Nel 91 a.C. Piceni, Marsi, Vestini, Peligni, Marrucini, Frentani, Irpini, Pompeiani, Venusini, Japigi, Lucani e Sanniti, popoli che subivano tale prepotenza, si unirono in una formidabile alleanza politica e chiesero a gran voce la cittadinanza romana. In particolare, i Marsi, i più vicini a Roma, marciarono pacificamente sulla capitale per presentare questa loro richiesta. Con incredibile cecità politica, patrizi e plebei romani negarono ogni pretesa. I tempi erano maturi per una rivolta generalizzata degli alleati italici contro Roma, l’unione politica si tramutò in una organizzazione militare.

L’episodio che scatenò la guerra sociale accadde ad Ascoli Piceno nel 91 a.C. Il pretore Caio Servilio, venuto a sapere che Ascoli scambiava ostaggi con le città circostanti, si recò sul luogo con un piccolo reparto. Riuniti gli abitanti in un teatro, infiammò gli ascolani con un discorso dai toni ostili e minacciosi. Il clima era già teso, il discorso fu la goccia che fece traboccare il vaso: la platea assalì Servilio uccidendolo assieme al suo legato e successivamente, tutti i cittadini romani che si trovavano in città furono massacrati. La rivolta di Ascoli era il segnale che gli altri italici stavano aspettando. La Guerra Sociale fu la più grande e sanguinosa guerra mai combattuta sul suolo italiano prima dell’avvento delle armi da fuoco. Secondo alcune stime, provocò circa la metà delle vittime della Grande Guerra (300’000). Dopo lunghe e complesse vicende, alla fine, nell’82 a.C. i Romani dovettero cedere: concessero l’amnistia generale a tutti i partecipanti alla rivolta, gli italici furono distribuiti equamente e proporzionalmente fra le varie tribù.

Dopo la Guerra sociale la Lex Julia de civitate, che concedeva la cittadinanza romana a tutti gli Italici rimasti fedeli a Roma, fu progressivamente estesa anche ai popoli ribelli, tra i quali i Marsi. I loro territori furono intensamente colonizzati, soprattutto nell’epoca di Silla. Ottenuta la cittadinanza, i popoli sabellici furono incorporati nelle tribù romane: i Marsi, con i Peligni, furono iscritti nella gens Sergia. A partire da allora la romanizzazione degli Italici si avviò rapidamente a compimento, come attesta la rapida scomparsa delle loro lingue, sostituite dal latino. I Marsi più degli altri si distinsero, tanto che gli scrittori latini continuarono ad esaltarne le virtù belliche, affermando che nessun trionfo si potesse celebrare senza i Marsi o contro i Marsi.” Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse”.

La Legio Martia, ovvero la legione del dio Marte, era un’unità militare romana di epoca tardo repubblicana, che fu formata da Gaio Giulio Cesare nel 49 a.c., scegliendo tra i cittadini italici dei Marsi per combattere contro Gneo Pompeo Magno. Prese parte alla battaglia di Farsalo ed in seguito , per Cesare, alla battaglia di Tapso, poi passò a Marco Antonio e ad Ottaviano. La Legio Martia riportò gloria e vittorie dall’Africa alla Gallia.

La Legio era composta da 22.000 uomini, suddivisi in otto legioni. In Gallia con Cesare dimostrarono il loro valore e la loro lealtà. Nel 44 a.c. combatterono ad Apollonia contro i Parti. Dopo l’assassinio di Cesare passarono a Marco Antonio e poco dopo disertò passando dalla parte di Ottaviano combattendo nella battaglia di Modena. Nella battaglia di Forum Gallorum furono decimati. Da quel momento in poi si persero le tracce dei grandi guerrieri Marsi ma la loro fama rimase invariata ed è arrivata fino ai giorni nostri.

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Roberta De Santi

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