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Inchiesta Jacini: le prime proteste dopo il prosciugamento del lago Fucino (1884-85)

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Indubbiamente, al di là dei primi eccellenti risultati riscontrati nella Marsica subito dopo il prosciugamento, con conseguente floridezza del sottosuolo, tra il 1884 e il 1885 la situazione andò mutando. L’inchiesta parlamentare condotta dal senatore Stefano Jacini, aveva fatto rilevare i gravi difetti d’impostazione della bonifica, con la conseguente errata sistemazione della rete idrica, già molto criticata a suo tempo da Elia Lombardini.

Infatti, una delle più importanti «monografie agrarie della provincia di Aquila», fu quella inclusa nella monumentale opera scaturita dalla raccolta dei dati necessari all’indagine stessa (1885), che vide l’impegno dell’Ispettore forestale «cav.Raffaele Quaranta».

La dettagliata relazione, riportata nell’allegato XXX (parte III), ebbe lo scopo di indagare in generale sulla delicata questione dell’agricoltura, delle industrie agrarie, dei fattori di produzione, dei risanamenti e delle bonificazioni idrauliche, etc. (1).

Il resto delle altre monografie sull’Abruzzo furono presentate nella circoscrizione del «Commissario Barone Giuseppe Andrea Angeloni, Deputato al Parlamento», già dall’ottobre del 1880, depositate presso «l’Ufficio della Giunta».

Le principali notizie sulla situazione delle terre prosciugate del Fucino, erano state fornite dal «Principe Sciarra», anche lui noto parlamentare. In realtà, il Consiglio Provinciale dell’Aquila, con deliberazione dell’8 settembre 1882, aveva approvato, con trentadue voti contro tre, il seguente ordine del giorno: «Il Consiglio, ritenuto la verità dei fatti sopra esposti; Ritenuto che l’essiccamento totale del lago ha prodotto tali alterazioni climatiche da risultarne seria compromissione degli interessi generali di molta popolazione della Marsica; Fa voti al Regio Governo perché in base al contratto, obblighi il principe Torlonia a ripristinare una parte del Lago Fucino, nella quantità che sarà reputata necessaria, onde in avvenire abbiano a rimanere incolumi i generali interessi di quelle popolazioni che attualmente si veggono seriamente compromessi» (2).

Ecco, dunque, uno dei principali problemi denunciati in quel periodo.

L’anno dopo (20 maggio 1883) il ministro dei lavori pubblici (Baccarini), intese rassicurare l’opinione pubblica marsicana, affermando che l’ufficio del Genio Civile dell’Aquila, dopo aver eseguito ulteriori sopralluoghi per verificare «se vi fossero impaludamenti per mancanza di scolo», ammise che solo trecentocinquanta ettari di terreni a causa del rigurgito invernale (piogge e scioglimento delle nevi), rimanevano ancora sommersi.

Immediatamente rispose il deputato Sciarra, difendendo gli interessi dei proprietari marsicani, coinvolgendo nella dura diatriba il ministro dell’Interno, delle Finanze, dei Lavori Pubblici, Agricoltura e Commercio. Per altro, chiese l’intervento di un ispettore capace di «constatare se l’imposta fondiaria subirà effettivamente una diminuzione di quattro quinti sull’attuale prodotto» e se la bonifica eseguita dal principe Giovanni Torlonia fosse stata eseguita in maniera davvero efficace, in quanto per molti osservatori: «i canali collettori avevano perduto la pendenza primitiva e conservavano le acque stagnanti», dannosissime alla salute delle ex popolazioni ripuarie.

Il 22 giugno, lo stesso parlamentare inviò una lettera dell’avvocato Vincenzo Cerri (consigliere provinciale di Avezzano), indirizzata al ministero dell’Interno, con allegate ventiquattro deliberazioni dei consigli comunali marsicani per le risoluzioni del caso. La sua richiesta fu appoggiata dal Consiglio Provinciale dell’Aquila e approvata dalla maggioranza (trentatré voti su trentacinque). Il ministro delle Finanze (Marazio) promise che nel prossimo mese di settembre l’incresciosa questione sarebbe stata trattata concretamente (16 agosto 1883) (3).

Nel frattempo, il ministero dell’Interno con lettera del 19 agosto, affermò di aver rimesso gli atti al ministero dei lavori Pubblici «per ragioni di competenza».

In seguito ad altra serrata inchiesta e conseguente comizio agrario svoltosi ad Avezzano (22 agosto), si chiesero a gran voce immediati provvedimenti «per far cessare i danni prodotti dal prosciugamento del lago di Fucino», ripristinando immediatamente una parte delle acque.

Il Consiglio Provinciale dell’Aquila, in data 3 settembre 1883: «preoccupato dei reclami che pervengono sulle condizioni igieniche ed economiche della Marsica, dipendenti dal prosciugamento del lago Fucino», inoltrò al regio governo «previa sollecita ed accurata inchiesta, affinché siano rilevate le cause dalle quali deriva il danno e vi si apporti pronto rimedio» (4).

Questa lunga e complicata diatriba, scaturita durante l’inchiesta Jacini, aveva messo in evidenza anche la questione fiscale. La più alta imposta di ricchezza mobile sugli affitti delle terre prosciugate (agenzia delle imposte di Avezzano), era pagata dal comune di Celano, che aveva ben sessantuno affittuari; poi c’era il municipio di Luco dei Marsi (ventuno); Massa d’Albe (diciassette) e, infine, Avezzano con sedici. Invece, nel distretto dell’agenzia delle imposte di Pescina, fu rilevato che lo stesso comune, aveva cinquantaquattro affittuari; Gioia dei Marsi, dodici e Ortucchio, dieci.

Nel bel mezzo di lotte, accuse e rivendicazioni indirizzate alla gestione del prezioso latifondo, si riuscì ad avere, in seguito, una conduzione organizzata in maniera più razionale dall’agronomo Lorenzo Botti, durante un convulso sfruttamento della pianura appena creata e le conseguenti scelte operative che andavano compiendosi a favore di alcuni affittuari e a discapito di altri.

 

Note

 

  • Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Direzione Generale della Statistica, Riassunto delle notizie sulle condizioni industriali nel Regno, Roma 1905, vol.VII, pp.15-16. Cfr., Letta, Monografia a concorso n.110 relativa al Circondario di Avezzano (pubblicata col titolo Inchiesta agraria: Memoria sulle condizioni dell’agricoltura e della classe agricola riflettente il circondario di Avezzano, Milano, Faverio, 1884, pp.248), ora nel fasc.41, materiale relativo alla IV Circoscrizione fascc.35-55 (Inchiesta Jacini, Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola, vol. XII, fasc.III).
  • Ivi, All. III, p.875.
  • Ivi, pp.876-878.
  • Ivi, p.877.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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