L’Aquila. Il Tribunale dell’Aquila ha condannato il Ministero della Salute a riconoscere un risarcimento di un milione e 400 mila euro in favore degli eredi di D.M. di Penne, morta nel 2005 per il contagio dell’epatite HCV (conseguenza del virus dell’epatite B), in seguito ad una trasfusione di sangue, resa necessaria per “metrorragia post partum”, nel lontano 1972.
Infatti ben dopo 33 anni dal predetto contagio, è subentrata la morte della donna.
Si tratta nello specifico, di una sentenza del mese di maggio scorso, emessa dal Tribunale dell’Aquila, nella persona del Giudice Maria Carmele Magarò, andata in giudicato recentemente, nella quale la stessa ha condannato il Ministero della Salute, per violazione degli obblighi di vigilanza e controllo stabiliti dalla legge, nei confronti di coloro che abbiano contratto epatite HCV anche a periodi antecedenti il 1978.
Tale eccellente risultato è stato raggiunto grazie al merito e alla tenacia dei legali della famiglia della donna, Fabiana D’Ascanio (nella foto) e Cristian Carpineta del Foro di Avezzano, a cui va il merito di essere riusciti a dimostrare il nesso di causalità tra la trasfusione ed il contagio da HCV, risalente al 1972.
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